Aula galeotta: detenuta resta incinta andando a scuola

Milano Galeotte furono le lezioni della scuola superiore per perito chimico. Uno sguardo, una carezza e molto altro tra le 13 e le 17.30, cioè durante le quattro ore di studio dedicate ai detenuti dal lunedì al venerdì nel carcere di Bollate. Un progetto cosiddetto «fiore all’occhiello» tra le iniziative di recupero della casa circondariale. Un progetto che ha funzionato bene, anche troppo e non solo dal punto di vista del profitto scolastico. Da quell’iniziativa, infatti, tra qualche mese, «nascerà» a tutti gli effetti un bimbo. Una nascita imprevista e certamente non programmata quella del figlio di una 29enne dell’Est Europa, in cella da poco più di un anno per spaccio di stupefacenti e rimasta incinta - proprio mentre frequentava il corso scolastico - di un altro detenuto suo coetaneo.
La ragazza, insieme a un’altra detenuta, è l’unica donna che ogni giorno frequenta il primo anno di corso insieme ai detenuti maschi. Le detenute a Bollate sono in netta minoranza: su 1040 reclusi 990 sono maschi, ma la direttrice, la bravissima Lucia Castellano, ha assicurato anche a loro di poter frequentare i corsi scolastici e gli altri progetti rieducativi.
Che ci fosse una relazione tra Sonia e il suo compagno di corso a Bollate lo sapevano: la detenuta, di recente, aveva infatti chiesto di poter accedere a quelli che in gergo burocratico vengono definiti «colloqui affettivi» e che avvengono tra detenuti sposati, fidanzati o che, intrattenendo una relazione stabile, possono incontrarsi e parlare. La richiesta era in valutazione presso la direzione del carcere quando ieri, come un uragano, è arrivata la «rivelazione» della gravidanza del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) e del suo segretario Donato Capece. Il Sappe si chiede perché, dalle 16 alle 18.

20, nell’area adibita al corso, non è prevista la sorveglianza dei secondini, mentre la direzione del carcere - che ha già avviato accertamenti per verificare il presunto stato di gravidanza della detenuta e si appresta a individuare eventuali responsabilità - precisa che «l’unico luogo in cui la detenuta può incontrare i detenuti maschi è la scuola da lei frequentata». E che il reparto è «sempre presidiato dalla polizia penitenziaria».
Allora? Chi ha sbagliato? Certo non la coppietta. Perché si sa: amor vincit omnia.

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