Auto, il 2011 come 18 anni fa: «Servono misure per crescere»

Auto, il 2011 come 18 anni fa: «Servono misure per crescere»

nostro inviato a Bologna

Dati di fatto, speranze, ipotesi e il duro impatto con la realtà: a Bologna la vigilia del Motor Show, aperto al pubblico dal 3 all’11 dicembre in Fiera, è per tradizione dedicata a un primo bilancio annuale del mercato automobilistico. L’anno nero, per costruttori e concessionari, non dà tregua, e anche a novembre (oggi i dati ufficiali) le immatricolazioni sono state in forte ribasso: -9,2%, secondo le anticipazioni del Centro studi Promotor Gl events, il quale va oltre, prevedendo per dicembre un ulteriore calo del 14,7% rispetto all’anno prima. Il 2011, in definitiva, secondo l’analisi presentata, si dovrebbe chiudere con 1,75 milioni di auto vendute (-10,8%).
La stima riporta il mercato indietro di 18 anni, «più precisamente - afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi - al “quadriennio maledetto”, quello tra il ’93 e il ’96 quando la crisi aveva stabilizzato le vendite tra 1,68 e 1,73 milioni di unità». Complice del crollo di quest’anno è indubbiamente la situazione economica del Paese, a cui si aggiunge la leva del fisco sugli automobilisti: nonostante il calo dei consumi di carburante dello 0,7%, da gennaio a ottobre le imposte hanno assicurato all’Erario 1,8 miliardi in più del 2010. E poi le accise, l’Iva, le gabelle su Rc auto, il super bollo per le vetture più potenti e l’innalzamento dell’Ipt. Un capitolo a parte riguarda l’Rc auto: +343% il balzo del premio medio pagato da prima della liberalizzazione delle tariffe allo scorso anno (1993-2010) per un veicolo di cilindrata compresa tra 1.000 e 1.500 cc. Il crudo quadro della realtà si confronta con l’auspicio di una risalita. «Se il governo Monti optasse solo per il rigore, dimenticando di varare un pacchetto efficace per la crescita - osserva Quagliano - nel 2012 le vendite di auto scenderebbero ancora, portandosi a 1,73 milioni, e nella peggiore delle ipotesi sotto quota 1,7 milioni. Misure per la crescita, invece, farebbero sì che il settore vada incontro a una ripresa già dalla prossima primavera. A quel punto le immatricolazioni sarebbero, nel 2012, pari a 1,8 milioni di unità per puntare ai 2 milioni l’anno successivo». «Aspettiamo di capire lo spirito del pacchetto di rilancio - afferma Jacques Bousquet, presidente dell’Unrae (l’associazione dei costruttori esteri) - e quindi torneremo alla carica con le nostre richieste. Per rivitalizzare il settore chiediamo soprattutto due cose: una fiscalità diversa per le auto aziendali e un sostegno allo sviluppo delle vetture a basso impatto ambientale, quelle che emettono meno di 120 grammi di anidride carbonica per chilometro». Domani, intanto, si riuniranno a Bologna oltre 1.200 concessionari chiamati in assise dalla loro associazione, Federauto. Il crollo delle vendite ha messo in ginocchio numerosi dealer e in tanti si sono arresi, tra questi gruppi di grosse dimensioni. Alla fine del 2011 il conto dei posti di lavoro persi sarà nell’ordine delle 30mila unità.
«Oltre il 20% degli associati - dice il presidente Filippo Pavan Bernacchi - denuncia perdite pesanti. Per molti il 70% dell’utile viene riversato alle banche creditrici e il resto finisce in tasse. È tempo di cambiare le regole e di rivedere gli accordi di distribuzione, con un “taglio” italiano e non più europeo.

Le case costruttrici non chiedano più investimenti per mantenere gli standard dei saloni, e tolgano il piede dall’acceleretore rispetto ai premi basati sui volumi. Si guardi, invece, a un premio sulla qualità del servizio in relazione ai giudizi dei clienti. Dealer e case si siedano a un tavolo».

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