Auto-Abertis, la Ue smentisce il governo

Per Bruxelles la presenza nel capitale del costruttore Acs non è un problema

Laura Verlicchi

da Milano

Tutti contenti, almeno all’apparenza: l’Antitrust Ue benedice la fusione Autostrade-Abertis, nella soddisfazione generale. A cominciare da quella del ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che si è affrettato a sottolineare di «non aver mai messo in discussione la fusione tra le due società ma il passaggio automatico della concessione, questione che ancora oggi è in discussione».
«Soddisfazione» è stata espressa, naturalmente, da Autostrade per il «passo importante nel quadro della procedura prevista per il positivo completamento del progetto stesso». Quanto poi il mercato abbia apprezzato il via libera da Bruxelles, lo si è visto nel giro di pochi minuti dall’annuncio: il titolo Autostrade, che viaggiava in terreno negativo arrivando a cedere fino allo 0,55% sul minimo di giornata a 23,33 euro, è balzato a 23,84 (+1,84%) per poi assestarsi e chiudere in calo dello 0,17 per cento a 23,42 euro.
La vicenda, però, non è ancora conclusa: a Bruxelles resta infatti aperto il dossier più importante, quello all’esame del commissario al Mercato Interno Charlie McCreevy, che mantiene sospesa su Roma la spada di Damocle della procedura d’infrazione. Il commissario vuole infatti chiarire se lo stop alla fusione da parte del governo italiano ha violato o no l’articolo 56 del Trattato comunitario, che garantisce la libera circolazione dei capitali all’interno dell’Unione europea. L’argomento sarà con ogni probabilità all’ordine del giorno a metà ottobre, durante la riunione dell’esecutivo Ue dedicata appunto alle procedure di infrazione. Se come è probabile Mc Creevy boccerà la decisione di Roma, toccherà alla legislazione italiana risolvere l’impasse, superando il divieto contenuto nel decreto legge del 1997, al quale appunto si appella Di Pietro per bloccare la fusione, poiché tra i soci della nuova holding ci sarebbe il costruttore spagnolo Acs. Un punto affrontato anche dal documento dell’Antitrust, che arriva però a conclusioni opposte, sostenendo - a quanto risulta al Giornale - che non esistono prove dell’esistenza di interessi comuni tra gli azionisti di Abertis o tra Acs, La Caixa e Schema 28, che rendano possibile indicare l’esistenza di un controllo congiunto, dato che ogni società è attiva in differenti settori e persegue differenti scopi. E che non sarebbe quindi interesse della nuova società, o dei suoi azionisti, favorire Acs a spese dei propri conti.
Per ora, Auto-Abertis incassa l’inequivocabile via libera della commissione presieduta da Neelie Kroes, secondo cui l’operazione «non ostacolerebbe in modo significativo l’efficace concorrenza nell’area economica europea» e darebbe luogo solo «a una sovrapposizione orizzontale, sul mercato europeo delle concessioni per le autostrade a pagamento».


Tuttavia, prosegue l’Antitrust, «la presenza di altri concorrenti di rilievo in questo mercato, il fatto che sia un mercato che funziona secondo il sistema delle gare e l’assenza di preoccupazioni da parte di terzi, hanno portato la Commissione a concludere che l’operazione proposta non solleverebbe problemi di concorrenza» nel settore.

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