Auto, il fenomeno Corea nella «Top 5» del mondo

Quinto Paese costruttore, stabilimenti all'estero La profezia di Piëch e l'intuizione di Koelliker

L'industria dell'auto della Corea del Sud è relativamente giovane perché il primo veicolo prodotto nel Paese risale al 1944 e portava il marchio Kia e ci sono voluti anni perché la Penisola asiatica, uscita dalla occupazione giapponese per piombare in una guerra con la Corea del Nord, cominciasse ad affermarsi come terra di costruttori automobilistici. Ferdinand Piëch, l'ex zar del Gruppo Volkswagen, temeva già negli Anni '90 il loro assalto al Vecchio continente, molto di più di quello dei giapponesi, «perché diceva i coreani sanno ascoltare, imparano in fretta e copiano moto bene». La necessità di copiare si è persa nel corso degli anni, sostituita da qualità, originalità e affidabilità che hanno portato il Paese, con oltre 4,5 milioni di unità nel 2015, al quinto posto tra i produttori mondiali di veicoli alle spalle di Cina, Usa, Giappone, Germania e davanti all'India. Parallelamente si sono moltiplicati i siti produttivi all'estero, al punto che Hyundai, a esempio, lo scorso anno ha prodotto fuori della Corea 2,7 milioni di pezzi dei 5 milioni costruiti in totale. In Italia la prima auto coreana fu esposta al Salone di Torino nel 1975, era la Hyundai Pony, disegnata da Giorgetto Giugiaro, l'apripista per l'importatore Bepi Koelliker. Grazie alla lungimiranza del figlio Luigi, alla guida del Gruppo Koelliker, arrivarono le esclusive per importazione e distribuzione di Hyundai (dal 1990 al 2008), Kia (dal 1999 al 2011) e SsangYong (dal 2003 a tutt'oggi). Complessivamente, dal 1983 (Koelliker era attivo nell'importazione ancor prima di ottenere le esclusive) all'agosto di quest'anno, in Italia sono state immatricolate oltre 1.650mila vetture con i brand Hyundai, Kia, Daewoo (poi divenuto Chevrolet e ora non più presente in Europa) e SsangYong. La quinta Casa coreana Samsung Motors, controllata da Renault non esporta vetture in Europa.

PEv

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