Scontro frontale. Gli auto-motociclisti non danno più benzina ad Antonio Di Pietro. Mica da oggi. Andrea Sanna, presidente del Movami, movimento degli automobilisti e motociclisti italiani, ha sbattuto la portiera in faccia all’Italia dei valori già da qualche anno. E oggi ribadisce che allora aveva proprio sbagliato strada. Nel 2006, infatti, Sanna s’era avvicinato al Tonino nazionale e aveva parcheggiato il suo movimento accanto all’ex pm. Campagna elettorale dura, una candidatura nel collegio di Brescia, il sogno di un seggio alla Camera. Sanna s’era speso e aveva speso. “Per la corsa alle urne ho scucito almeno 20mila euro, ho fatto stampare più di 450mila volantini in Romani perché costa meno, ho fatto personalmente volantinaggio per l’Idv e ho portato al partito molti dei miei 25mila iscritti. Almeno 4mila voti”.
Ingorgo di tasse. Poi qualcosa è andato storto e il rapporto tra i due s’è ingolfato. “Il primo grosso incidente c’è stato quando il traballante governo Prodi ha presentato in finanziaria una norma che aumentava il bollo anche alle moto euro 0, quelle d’epoca, quelle che non si usano mai, che stanno sempre nei garage degli appassionati. Una norma per noi inaccettabile – borbotta Sanna -. E Tonino avallava l’aumento delle tasse”. Poi l’affondo: “Da un uomo come Di Pietro mi sarei aspettato almeno una briciola dei succosi rimborsi elettorali che ha ricevuto, invece nulla”.
"Solo un dittatore". Chiedere all’ex pm di mettersi la mano sulla coscienza? “Macché. Tonino è il dittatore del partito che si circonda solo di cortigiani. Non vuole neppure un braccio destro per non essere disturbato”.
Accuse pesanti cui si aggiunge l’ultima strombazzata: “E pensare che quando mi ha chiesto di firmare un documento con cui mi impegnavo, qualora fossi stato eletto, di versare metà della mia indennità di parlamentare al partito l’ho fatto senza battere ciglio…”. Col senno di poi Sanna avrebbe senz’altro fatto dietrofront.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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