Auto, le vendite in ribasso penalizzano Fiat e francesi

Dopo i debiti sovrani le agenzie di rating mettono nel mirino i singoli settori. Ieri è toccato all’auto, finita sotto i riflettori di Moody’s. Costruttori generalisti come Fiat, Peugeot e Renault risentiranno di più, secondo Moody’s, degli effetti della crescita zero stimata nel 2012 per il mercato europeo. Diverse le prospettive per Bmw, Daimler e Volkswagen le cui vendite, sottolineano gli analisti, corrono soprattutto in Cina, uno dei mercati più redditizi.
Non sfugge al rapporto un’altra area di peso, quella brasiliana, la cui crescita è capace di garantire proficui profitti, in particolare a Fiat e Volkswagen, e di mitigare anche il periodo nero delle vendite in Europa («dove il Lingotto perde soldi»). L’analisi si sofferma poi su un problema che continua a essere irrisolto, quello della capacità produttiva in Europa occidentale «che non permette ritorni adeguati». Un tema, questo, che non riguarda invece gli Usa «dove la crisi finanziaria e il fallimento di Gm e Chrysler hanno portato a una sensibile riduzione delle capacità». «In Europa - aggiunge l’agenzia - gli interventi sotto forma di incentivi agli acquisti hanno invece reso impossibile ai costruttori adeguare le loro capacità al rallentamento della domanda». Moody’s ha messo il rating di Fiat (ba1) sotto osservazione per un possibile declassamento nell’aprile 2011. La policy dell’agenzia prevede un periodo di tre mesi per concludere il processo di revisione di un rating, ma «a fronte di alcune circostanze potrebbe volerci più tempo».
Quanto a Chrysler (b2 outlook positivo), il partner Usa di Torino, l’agenzia osserva che la performance è migliorata, ma in misura di molto inferiore a Gm e Ford, a causa, in parte, del minor numero di modelli e prodotti. Il miglioramento delle «3» di Detroit, nel 2012, dovrebbe comunque rallentare sensibilmente a causa di una ripresa della domanda inferiore alle stime, della crescente concorrenza dei rivali giapponesi che si stanno riprendendo dagli effetti negativi causati dal sisma e dal continuo spostamento dei clienti verso veicoli più piccoli. C’è poi l’aumento dei costi delle materie che ha colpito di più i costruttori generalisti e di auto piccole, rispetto ai «premium» che generano ricavi più alti per ogni vettura prodotta. L’impennata dei prezzi si prenderà, dice il report, l’1-1,5% dei margini dei costruttori rispetto al 2010 se non saranno prese misure per tagliare altri costi. Moody’s ha così tagliato, da positivo a stabile, il giudizio sui fondamentali creditizi delle case a livello globale, riformulando allo stesso tempo in negativo le stime sulla crescita della domanda dal 5,1% al 3,5%, per il 2011, e dal 7,4% al 6,5% per il 2012. «Nei prossimi 12-18 mesi - spiega l’agenzia - la crescita inferiore al previsto dei Pil nei mercati maturi e i maggiori tassi imposti per abbattere l’inflazione nei Paesi emergenti, in particolare Cina e India, indeboliranno i fondamentali creditizi di questo settore. La domanda di auto in Europa Occidentale è così destinata a scendere di una percentuale inferiore all’1% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 14,3 milioni di unità, ossia 110mila esemplari in più rispetto a quanto Moody’s stessa aveva previsto a inizio anno.

La correzione è legata a una richiesta più robusta delle attese iniziali per la Francia (-5% rispetto a -10%) e in Germania (+10%), che dovrebbe più che compensare la domanda più debole del previsto in Italia e Spagna. Nel 2012 il solo mercato che crescerà è quello spagnolo (+1,7%), mentre Germania e Regno Unito resteranno invariati, Francia e Italia potrebbero indebolirsi, rispettivamente del 2,4% e del 2,1%.

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