Le autobiografie della vanità Così si descrivono i parlamentari

Tutto un gonfiar di petti, questo Parlamento. E senza ricorrere al silicone. Deputati e senatori impettiti al naturale: basta l’orgoglio per aprire la ruota e per pavoneggiarsi nelle mini-autobiografie scritte di loro pugno. Così, nella Navicella della XVI legislatura pubblicata da Italia Oggi che anticipa il volume ufficiale, ecco un tripudio di superbie, vezzi snob e medaglie lustrate in cui specchiarsi come novelli Narcisi.
Ognuno cerca di far colpo con le armi migliori. L’esotico, per esempio, «tira» sempre. La Mussolini punta sul «disco di canzoni uscito solo in Giappone», Basilio Giordano invece fa sfoggio del titolo di presidente dei giornalisti italiani del Québec, mentre il radicale Mecacci ha nel suo arco la freccia di una manifestazione organizzata a Cuba. Temerario.
La cultura poi fa colpo. L’unico a leggere i fumetti è Enrico Letta, ultimo Peter Pan innamorato di Dylan Dog e del Subbuteo. Per il resto è un Parlamento di adoratori di classici. Capofila Calvisi (Pd), divoratore di Dostoevskij, De Beauvoir e Niffoi.
Sulla musica si va altrettanto sul sicuro. Se Bersani (sì, quello calvo con l’accento da salumiere di Zibello) è appassionato di heavy metal, La Russa «non disdegna di frequentare discoteche» e Maroni «suona l’organo Hammond in una rhythm and blues band». Jazzista.
Lo sport è un po’ abusato, invece. Oltre agli infiniti presidenti di calcio da Berlusconi in giù, si trovano «ex difensori nelle giovanili del Varese», il judoka che-senza-quell’infortunio-chissà-quante-vittorie, il patito di tiro a volo, il pilota di aliante, l’amante del football americano. Fino all’ex fondista Di Centa, che le medaglie pesanti le ha vinte sul serio.
C’è poi la corrente dei vanitosi per interposta persona. Quelli che alla Sagra del Bullo ostentano i parenti. E allora Laffranco si vanta del padre amico di Almirante e di Gasparri testimone di nozze, mentre Consolo fa bella mostra della figlia attrice Nicoletta Romanoff. Gli avvocati snocciolano clienti come Ali Agca e Unabomber, mentre la Gelmini ricorda quando era a Milano «al fianco di Berlusconi durante il “discorso del predellino”». Privilegiata.
E ancora carriere sempre «ricche», idee «brillanti», battaglie «storiche». Si sfoggiano le statue di Craxi e di Vasco erette in paese, l’emendamento poi ritirato, la proposta di istituzione della Festa del Nonno, il passato da «collettivo Pantera», il presente da opinionista sportivo, l’omosessualità acclarata, la battaglia per la razza bovina piemontese e la raccolta di poesie in uscita.

Che un po’ di pubblicità non fa male.
E pazienza se con la politica non c’entra niente. D’altronde la vanità - come insegna Al Pacino in «L’avvocato del diavolo» - è il peccato preferito da Lucifero. E dai parlamentari italiani, va’.

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