da Roma
Come un circuito di F1, ma con molti più incidenti, e molte più vittime. Al calar delle tenebre il lungo nastro dasfalto che costeggia entrambe le rive del Tevere si decongestiona dal traffico e si trasforma in un pericolosissimo autodromo urbano, a scorrimenti fin troppo veloce, con le auto che schizzano rombando tra i filari di platani e i palazzi.
Gli incidenti sono quasi quotidiani, e spesso a pagarne le conseguenze sono pedoni e centauri. Ma persino il pullman di Veltroni ne sa qualcosa: è stato urtato da unauto la sera del 15 febbraio mentre era in sosta sul Lungotevere. In quel caso, almeno, non si è fatto male nessuno. Andò peggio a Dacia Maraini nel novembre del 96, quando la scrittrice fu travolta mentre passeggiava in bicicletta sul lungotevere delle Navi e si ruppe una gamba. Schianti e carambole sono leffetto combinato di velocità e carenza di controlli. Le strade romane di notte, anche nel centro, sono poco presidiate e male illuminate, e così anche gli attraversamenti pedonali. Roma è in vetta alla poco lusinghiera classifica degli incidenti stradali mortali: 231 nel 2006, e nel 30 per cento dei casi la vittima è un pedone. Il Lungotevere non fa eccezione. Soprattutto nei weekend, quando la chiusura notturna della Ztl concentra i vigili urbani ai varchi per impedire alla «gente della notte» di entrare in auto nel centro storico. Ma proprio in quei giorni la «pista Lungotevere» diventa zona franca. Ed è ovvio che, spesso, le corse improvvisate sugli argini asfaltati del fiume dai reduci della movida notturna, magari carichi di alcol e adrenalina, finiscano in tragedia.
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