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"Auto elettriche? Italia e Ue sono rimaste indietro": l'affondo di Ignazio Visco

Secondo il Governatore della Banca d'Italia, sia il nostro Paese che le nazioni della Ue non hanno saputo cogliere il momento opportuno

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Non solo il nostro Paese, ma tutte le nazioni che fanno parte dell'Unione europea sono rimaste indietro per quanto concerne la gestione degli investimenti destinati ad alimentare il mercato delle auto elettriche. Non usa tanti giri di parole il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nel commentare quanto sta accadendo in questo specifico settore.

"L'Italia e l'Europa sull'auto elettrica sono rimaste indietro", spiega il successore di Mario Draghi nel corso del suo intervento sul palco del Festival dell'Economia di Torino, "è mancata la consapevolezza dell'importanza dell'innovazione in questo campo". Insomma, secondo il governatore, nell'Unione europea la politica non ha saputo cogliere la palla al balzo al momento opportuno, lasciandosi sfuggire una ghiotta occasione.

Questo limite, tuttavia, si inserisce in una problematica di portata ancora maggiore. "Nell'innovazione digitale la leadership non è sicuramente europea", considera Ignazio Visco. "È difficile aspettarsi che l'innovazione provenga da imprese europee, ma possiamo rientrare in tante aree e sviluppi che neppure immaginiamo", precisa ancora. A patto, tuttavia, che i Paesi rientranti nell'Unione Europea facciano fronte comune: "Serve però unità, coesione e condivisione degli obiettivi".

La cattiva gestione dell'innovazione tecnologica dell'auto elettrica rappresentea una grossa fetta del sopra citato limite."La questione auto è esemplificatrice del problema", spiega ai presenti il Governatore della Banca d'Italia. "Nel 2015 ci fu una lunga discussione sul dieselgate, e a Parigi ci fu una Cop importantissima", ricorda Visco,"già allora l'Asia era diventata il massimo produttore di automobili al mondo".

In Italia si iniziò già a parlare della possibilità di sviluppare e promuovere le vetture elettriche, ma probabilmente i tempi non erano ancora maturi, e anche muoversi troppo in anticipo sul mercato sarebbe potuto diventare controproducente. "Da noi, all'epoca, Marchionne diceva che l'auto elettrica era di là da venire e che non faceva investimenti sull'auto elettrica", puntualizza il Governatore. "Tuttavia anche se la Fiat li avesse fatti mentre non li facevano gli altri, sarebbe stato un problema", deve considerare.

C'è stato uno scollamento tra gli Stati della Ue, che sono rimasti peraltro attardati rispetto al resto dei competitori internazionali: "È mancata in Europa la consapevolezza dell'importanza dell'innovazione in questo campo", ribadisce in conclusione Ignazio Visco.

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