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De Meo avverte: "Così i cinesi possono utilizzare l'elettrico sul mercato"

Il ceo di Renault mette in guardia sulla minaccia cinese: "Hanno più controllo di noi sulla catena del valore, possono utilizzare l'elettrico per conquistare quote di mercato"

De Meo avverte: "Così i cinesi possono utilizzare l'elettrico sul mercato"

L'ultima eurofollia riguarda il blocco definitivo alla vendita di auto e altri veicoli inquinanti (alimentati a benzina e diesel) di nuova immatricolazione a partire dal 2035, sempre con la stella polare del passaggio definitivo alla produzione di auto elettriche. Tuttavia una mossa del genere in nome della transizione energetica rischia di essere controproducente e potrebbe comportare danni alla stessa Europa. A mettere in guardia sui potenziali rischi è stato Luca De Meo, ceo di Renault.

La minaccia cinese

L'amministratore delegato del Gruppo, nell'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, ha fatto notare che tutti i motori a combustione interna "andranno fuori dal mercato dal 2025". Un contesto che vede arrivare Renault "con 6-7 prodotti puramente elettrici" e coprire l'80% del mercato. "Siamo fra i primi tre costruttori meglio posizionati nella catena dell'auto elettrica", ha dichiarato. Ovviamente non possono passare inosservati i pericoli che potrebbero delinearsi all'orizzonte.

De Meo ha posto l'attenzione sul fatto che i cinesi "hanno più controllo di noi sulla catena del valore" e risultano essere in grado di "utilizzare l'elettrico per conquistare quote di mercato". La scelta potrebbe finire per favorire altri mercati e altri costruttori penalizzando l'Europa. "Poi esiste una asimmetria a livello di competizione tra le 'placche' America, Europa e Cina che le autorità devono correggere", ha aggiunto. Specificando di non voler parlare di protezionismo, ma che si tratta di "non essere naif e di fare rispettare un principio di reciprocità".

La politica industriale per l'auto in Ue

Il ceo del Gruppo Reanult è stato inoltre interpellato sulla politica industriale per l'auto in Europa. A tal proposito ha rimarcato il fondamentale aspetto secondo cui questa industria "pesa per 13 milioni di posti di lavoro, che equivale al 7% della popolazione attiva in Europa, l'8% del Pil, 80 miliardi nella bilancia commerciale continentale, 400 miliardi di tasse legate alla mobilità".

De Meo non ha nascosto i rischi per il fatto che un'intera industria punti su un solo tipo di alimentazione, sottolineando che il principio della neutralità tecnologica deve essere rispettato dalle regolamentazioni: "Noi produttori di auto intendiamo dire la verità. E la verità è che dobbiamo guardare all'intero ciclo, cradle to grave, e non al tank to wheel. Così, se il nemico è la CO2, ci si apre ad alternative. Che possono essere il motore a combustione con dei mix di carburanti meno impattanti come gli e-fuels o il biodiesel".

Tra le ipotesi rientra una serie di cambiamenti che potrebbe essere apportata con il nuovo Europarlamento il prossimo anno. Allo stato attuale i commissari si sono limitati a riferire che, qualora si dovessero riscontrare delle anomalie, si potrebbe cambiare la rotta nel 2026 o nel 2027.

Su questo punto De Meo è stato chiarissimo e non ha usato giri di parole: "Piccolo particolare: i costruttori hanno già impegnato qualcosa come 250 miliardi di euro di investimenti. Non possono dirci: abbiamo scherzato".

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