Ford Raptor, muscoli e libertà sotto il sole

Una muscle car in formato pick-up, che si prende gioco del traffico e dei luoghi comuni. Guidata tra Roma, Siena e Viterbo, è stata la compagna perfetta per un viaggio fuori dagli schemi

Ford Raptor, muscoli e libertà sotto il sole
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C’è un momento preciso in cui capisci che stai guidando qualcosa di diverso. Succede al volante del Ford Ranger Raptor. Questo avviene nel momento in cui ti lasci Roma alle spalle e prendi la Cassia verso Nord, mentre il sole — finalmente — torna a scaldare l’asfalto dopo un giorno di temporali estivi. Le campagne odorano di fieno bagnato, le pozzanghere riflettono un cielo pulito, e tu sei lì, a bordo di un bestione blu elettrico di oltre cinque metri e tre tonnellate, che invece di imporsi seduce.
È un pickup, d’accordo. Ma non chiamatelo mezzo da lavoro. Il Raptor è una dichiarazione di libertà. Ha la doppia cabina e il cassone, sì, ma anche il volante sportivo in pelle, i sedili riscaldabili regolabili elettricamente in otto direzioni, l'impianto B&O da otto speaker e uno schermo touch da 12” con Sync 4. Telecamere a 360 gradi, sensori ovunque, fari full LED e sospensioni da performance. Non è un’auto, è un’idea di mondo.
La sua missione non è quella di piacere a tutti. E nemmeno quella di entrare ovunque: con 2,2 metri di larghezza senza specchietti, 1,92 di altezza e 5,38 di lunghezza, parcheggiarlo richiede attenzione. Ma se il posteggio è solo pochi centimetri più largo, ci entra: basta un occhio, un pizzico di pazienza e fidarsi dell’elettronica. In cambio, il Raptor ti ripaga con una guida sorprendente, fatta di coppia (500 Nm), fluidità (cambio automatico a 10 rapporti), e una disinvoltura su ogni terreno che sa di America, quella vera. La trazione integrale 4WD e gli pneumatici All-Terrain LT285/70R17 sono lì per ricordartelo.

Lo abbiamo guidato in città, nel traffico romano, dove l’effetto è stato quello di un drago tra le Cinquecento: lo guardano tutti, ma non fa paura. Anzi, ha una presenza buona, gentile, quasi protettiva. Poi giù per l’Aurelia e la Cassia, Viterbo, le colline della Tuscia, i filari che annunciano Siena. Nei campi, nel fango, in mezzo al nulla, è nel suo elemento. Ma anche sull’asfalto, a 130 km/h costanti, tiene la strada con dignità. Il motore 2.0 EcoBlue da 210 cavalli non fa miracoli in accelerazione (10,5 secondi da 0 a 100), ma la sostanza c’è. E i consumi? Considerato il bestione che è, va meglio del previsto: 10,6 litri per 100 km secondo ciclo WLTP. Noi ci siamo mantenuti lì, o poco oltre.

Il Ford Ranger Raptor è un’auto che ti cambia la prospettiva. Ti fa sentire un po’ texano, un po’ cow-boy moderno. Sembra costruito per un film di Michael Bay, ma poi ti sorprende con dettagli raffinati, come l’illuminazione a 360 gradi, i retrovisori riscaldabili con luci di cortesia, o la ricarica wireless. È un veicolo che ha una personalità, e non ha paura di mostrarla. In un mondo dove tutto si assomiglia, e si calcola in Cx, in grammi di CO2 e in centimetri di passo, lui se ne frega: è grande, grosso, scolpito, quasi barocco nella sua espressione muscolare. E per questo irresistibile.
Alla fine del nostro viaggio — Roma, Viterbo, Siena — ci siamo fermati su un poggio con vista sui campi. Il sole stava tramontando, e il Raptor, con la sua vernice Blue Lightning, sembrava uscito da un fumetto americano. C’è stato un attimo di silenzio. Poi ci siamo guardati, e abbiamo detto la stessa cosa: dieci. Dieci per la coerenza, per l’originalità, per il divertimento. Dieci per il coraggio di essere diverso. Dieci per non aver avuto paura di essere se stesso, in un mondo di SUV in giacca e cravatta.

Questo, invece, ha la camicia a quadri, gli scarponi infangati e un’anima libera.
Il miglior pick-up del mercato? Probabile. Di certo, quello che ci ha lasciato il sorriso più grande. Prezzo a partire da 53.200 più IVA

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