I punti chiave
Alla fine, Volkswagen l’ha fatto davvero. Dopo anni di annunci e ripensamenti, di concept car suggestive seguite da nulla di fatto (con in mezzo un Dieselgate che, di certo, non ha aiutato), il marchio di Wolfsburg ha riportato in vita un modello dichiaratamente ispirato al Transporter T1 del 1949, la prima generazione del multispazio meglio conosciuto con l’affettuoso soprannome Bulli. Se pensavate, però, di potervi mettere alla guida di una fedele trasposizione in chiave moderna del mitico furgoncino Woodstock style, sappiate che il nuovo ID. Buzz potrebbe non fare al caso vostro.
Icona contemporanea
Chiariamoci. I rimandi al Bulli sono evidenti fin dal primo sguardo. Del resto, la stessa comunicazione Volkswagen non rinuncia a citare più volte l’iconico predecessore come musa ispiratrice, tanto nel look quanto nella filosofia. Su quest’ultima torneremo nei prossimi paragrafi: nel frattempo, concentriamoci sul design, vero biglietto da visita di un modello destinato a far discutere. Lo stile di ID. Buzz interpreta, senza scimmiottarli, i tratti caratteristici del Bulli come il logo VW oversize, il cofano a V, la vernice bi-colore con parte superiore bianca (opzionale), la silhouette della finestratura laterale e gli sfoghi dell’aria orizzontali nel montante posteriore (che qui hanno solo una valenza estetica). Menzione a parte meritano i grandi gruppi ottici che, sebbene non siano più circolari come quelli originali, contribuiscono a offrire quello “sguardo” amichevole, quasi sorridente al frontale, infondendo a chi lo incrocia per strada la stessa, rassicurante simpatia dell’antenato. Allo stesso tempo, però, viene rispettato lo stile hi-tech, per certi versi futuristico, di tutte le nuove Volkswagen elettriche della famiglia ID.
Non a caso, in Volkswagen lo definiscono un “Bulli per l’era elettrica”, con una svolta particolarmente “amica dell’ambiente” che riprende (almeno in parte) l’animo “hippie” dell’antenato: il ciclo di produzione e commercializzazione di ID. Buzz ha un’impronta carbon-neutral e lo stesso veicolo viene realizzato con un’elevata percentuale di materiali riciclati e senza l’utilizzo di pelli animali. Con i dovuti distinguo meccanici - il Bulli era termico, mentre ID. Buzz è completamente elettrico - anche le proporzioni generali rendono piuttosto simili i due multispazio. Entrambi sfruttano al massimo la volumetria interna per i passeggeri, relegando il motore al posteriore, sotto al bagagliaio. Sul Bulli, il propulsore 4 cilindri boxer doveva la sua compattezza alla cubatura ridotta (1.300 cm cubi per 44 CV di potenza), sufficiente comunque a muovere la leggera massa del veicolo, pari a circa 1.100 kg (la sicurezza passiva, all’epoca, non era una priorità). Su ID. Buzz, la “magia” è opera della tecnologia elettrica. Un motore alimentato a elettroni, infatti, occupa un volume enormemente inferiore a quello di un motore termico equivalente, sviluppando una potenza e una coppia di gran lunga superiori (150 kW/204 CV e 310 Nm). Tradotto? Pur non essendo un peso piuma (oltre 2.300 kg in ordine di marcia), ID. Buzz garantisce prestazioni soddisfacenti (0-100 km/h in 10,2 secondi) e tutto il comfort della guida elettrica.
A zero emissioni
La forma iconica convive nel nuovo ID. Buzz con un’attenzione quasi maniacale per il dettaglio. Un aspetto che va interpretato non come un vezzo estetico dei designer, bensì come elemento funzionale al raggiungimento del miglior risultato possibile in termini di aerodinamica (il Cx misura soltanto 0,29, un valore di tutto rispetto in questa categoria). L’efficienza, del resto, diventa essenziale quando si parla di auto a batteria. Veicoli che, in attesa di uno sviluppo massiccio e capillare delle infrastrutture di ricarica (e, parallelamente, di tecnologie che permettano di abbattere drasticamente i tempi di rifornimento energetico) non sono in grado di garantire la stessa libertà di movimento dei termici. O, per lo meno, non nel settore dei multispazio nati con i lunghi viaggi nel DNA.
Ed è qui che si fanno particolarmente marcate le differenze tra Bulli e ID. Buzz. Al di là degli evidenti e indiscutibili miglioramenti a comfort, prestazioni e sicurezza (merito della piattaforma elettrica, certo, ma anche di 70 anni di evoluzione tecnologica), un ID. Buzz nasce con alcuni “limiti” (che spesso coincidono con specifiche scelte progettuali) rispetto al Bulli. In primis, come già accennato, l’autonomia. I 418 km dichiarati dalla casa nel ciclo WLTP rappresentano un valore indicativo, che può variare di molto (in negativo) a seconda delle temperature esterne e del carico. Ciò significa che organizzare un lungo viaggio con la famiglia/gli amici/i compagni di surf a bordo di un ID.Buzz resta ovviamente possibile, ma solamente pianificando accuratamente le diverse soste per la ricarica (a patto di trovare sul proprio percorso delle colonnine libere, ad alta potenza e, cosa purtroppo non così scontata, funzionanti). Un discorso, questo, che vale per ID. Buzz come per tutte le auto elettriche pensate per uscire dalle mura cittadine.
E ancora. Il Bulli originale poteva accogliere fino a 9 persone, conducente incluso, nonostante gli ingombri esterni e la volumetria interna di gran lunga inferiori rispetto a quelli di ID. Buzz. Oggi, ID. Buzz si presenta sul mercato con una sola variante omologata per 5 posti (la fila anteriore da due e quella posteriore da 3) nel caso della versione passeggeri o in due versioni (una sola fila da 2 o 3 posti) nel caso della variante commerciale ID. Buzz Cargo. Solo nei prossimi mesi arriverà l’opzione della terza fila di sedili per la versione passeggeri, che porterà il totale a 6 e/o 7 posti. Anche in questo caso, si tratta di una scelta voluta per motivi di sicurezza, omologazione ed efficienza. Requisiti che hanno influenzato il prezzo di partenza del nuovo ID. Buzz, proposto in Italia con un posizionamento non certo popolare, giustificato solo in parte dalla ricca dotazione tecnologica e dalla presenza di un costoso pacco batterie.
All’epoca della presentazione del modello, a marzo 2022, l’allora responsabile dei veicoli passeggeri di Volkswagen, Ralf Brandstätter, raccontava così il legame che unisce ID. Buzz e Bulli: "ID. Buzz è un'autentica icona dell'era elettrica. Un'auto che solo Volkswagen può costruire. Negli anni Cinquanta, il Volkswagen Bulli rappresentava una nuova sensazione di libertà automobilistica, di indipendenza e di grande emozione. L'ID.
Buzz riprende questo stile di vita e lo trasferisce nel nostro tempo: senza emissioni, sostenibile, completamente connesso in rete e ora pronto per il prossimo grande capitolo: la guida autonoma. Con questa vettura riuniamo per la prima volta in un unico prodotto i temi centrali della nostra strategia ACCELERATE".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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