Nel Giorno della Memoria ebrei e non ebrei si ritrovano con la preoccupazione che la lontananza dagli avvenimenti della Shoah possa rendere sempre più labile il ricordo e che la progressiva scomparsa dei testimoni faccia venire meno il monito morale di quella tragedia.
Il problema più complesso nei nostri tempi e su cui la riflessione è spesso carente è di tipo diverso: cosa ricordare e come ricordare? Possiamo infatti fare decine di commemorazioni, ma poi sentire un vuoto accorgendoci di seminare soltanto retorica e parole al vento e di svolgere un rito che ci esime da una responsabilità. La memoria come alibi per la propria coscienza è la cosa peggiore. Sì, perché la memoria senza una scelta e una responsabilità ci fa sentire anime candide e mette a posto la nostra coscienza facendoci credere stupidamente che siamo migliori e che di fronte a quelle circostanze saremmo stati capaci di agire diversamente.
Per questo, oggi, lassociazione per il Giardino dei Giusti, con in prima fila il sindaco, Letizia Moratti, e il presidente del Consiglio di Milano, Manfredi Palmeri, vuole ricordare tre figure come Marek Edelman, Vasilij Grossman e Guelfo Zamboni perché ognuno di loro tocca un tema che ci può aiutare ad affrontare questo enigma.
Marek Edelman aveva un posto sicuro nella storia. È stato il vicecomandante della rivolta del Ghetto di Varsavia. Avrebbe potuto diventare unicona dellebraismo.
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