
Asher Baum, romanziere e drammaturgo ebreo di mezza età e mediocre riuscita, sta perdendo la ragione. La perde all'apparenza ritraendosi e rinunciando alle occasioni di confronto con il prossimo, che si tratti della moglie Connie, di animalesco splendore; del suo figliastro brillante, che realizza nelle arti tutto quel successo che a lui sfugge; del fratello, Josh, che incarna il muscolare vitalismo contraltare a nevrosi e fragilità di Asher, o delle occasioni mondane. In realtà però al suo silenzio pubblico corrispondono estenuanti dialoghi con se stesso condivisi con il lettore, che lo immagina gesticolare durante le interminabili passeggiate nei trenta ettari di prato che circondano la sua casa di campagna, intestati alla sola Connie. Risultato: i libri filosofici di Baum ricevono recensioni tiepide, il (terzo) matrimonio con Connie si sgretola, il sospetto che Josh l'abbia sedotta avanza.
È questo il quadro di Che succede a Baum? (La nave di Teseo, traduzione di Alberto Pezzotta, pagg. 192, euro 20), romanzo d'esordio di Woody Allen, che arriva oggi in libreria dopo il successo dell'autobiografia A proposito di niente (2020), ma soprattutto alla soglia dei 90 anni (il 30 novembre prossimo), degli oltre 50 film dal 1966 al 2023, di 3 mogli, proprio come Asher, e delle accuse di abuso che lo hanno effettivamente portato ad una vecchiaia di parziale isolamento. Un debutto straordinario, quindi, tra commedia nera e legal psicologico, in cui, se Allen presenta in gran rispolvero i suoi cavalli di battaglia - ansie, sospetti, attacchi di panico, ipocondria, in cui vede "aprirsi l'abisso in ogni neo, colpo di tosse e unghia incarnita" -, si fa avanti invece in modo inedito con uno scottante spunto di autofiction che trasforma Asher in un alterego letterario potente quanto quelli cinematografici.
In un momento di debolezza di cui non riesce a chiarirsi modalità e motivazioni nemmeno nei costanti dialoghi con se stesso, Asher tenta impulsivamente di baciare - o toccare su una spalla, o strusciarsi contro, o forse nulla di tutto questo - una giovane giornalista durante un'intervista, incidente che la donna minaccia di esporre pubblicamente. La macchina della cancel culture si mette in moto: molte donne, ma anche uomini, tutti perlopiù giovani, nella casa editrice di Baum suggeriscono ai pezzi grossi della direzione di separarsi da uno scrittore il cui comportamento nuoce alla reputazione della Rhinegold Publishing, il cui capo, Jack Landau, non solo non ha mai apprezzato Baum, ma trova la sua ossessione per le "grandi domande" noiosa e dilettantesca.
Di qui la voragine drammatica: se fino a un momento prima Asher era uno specialista del "dubbio speculare", ora è solo lieto di svegliarsi la mattina senza trovare articoli su Baum, lo scrittore che "improvvisamente saltava addosso alla giornalista che lo aveva intervistato". Un'accusa, una volta mossa, equivale a una condanna: se il tema è di giornata quanto un pesce appena pescato, solo Allen riesce a renderlo accattivante, esaltante, e, ovviamente, corazzato di pestifero umorismo.