Autostrade, la Ue mette in mora il governo Prodi

Da Algeri, il premier si difende: «Abbiamo agito con saggezza». E Di Pietro attacca il commissario Mc Creevy: «Decisione sbagliata»

Laura Verlicchi

da Milano

La Ue mette in mora l’Italia sulla vicenda Autostrade, ma Prodi e Di Pietro non ci stanno. «Una decisione sbagliata nel metodo e nel merito», afferma il ministro delle Infrastrutture, a poche ore dall’apertura della procedura di infrazione per la mancata fusione tra la società italiana e la spagnola Abertis, peraltro già ampiamente prannunciata dal commissario al Mercato interno Charlie McCreevy.
E da Algeri interviene direttamente il premier Romano Prodi: «La procedura non mi preoccupa, il governo ha agito con saggezza - dice - nel rispetto delle regole di mercato e di quelle europee». Stoccata finale: «Naturalmente le regole, non le presunte regole; alle regole europee io ubbidisco». Il sottinteso è che le affermazioni di McCreevy, invece, sono solo discutibili interpretazioni.
Ma che cosa esattamente contesta all’Italia la lettera inviata da Bruxelles? Il commissario al Mercato interno già da tempo si è detto convinto che il nuovo regime delle concessioni autostradali introdotto dal governo nel decreto fiscale (in corso di approvazione definitiva al Senato) ostacola la libera circolazione dei capitali. In sostanza, le nuove norme, e in particolare l’obbligo per le concessionarie di accettarle, pena la decadenza degli accordi in corso, lasciano nell’incertezza gli investitori, limitandone quindi le libertà garantite dal Trattato. Questa parte del decreto, infatti, non ha subito modifiche dopo il passaggio alla Camera, dove invece è stato rimosso il vincolo che limitava il voto dei soci costruttori. Una modifica che Di Pietro rivendica a favore del governo, esortando Bruxelles a tenerne conto. E attaccando direttamente il commissario McCreevy: «Il suo intervento è poco corretto sul piano istituzionale, perché avevamo concordato un incontro martedì prossimo e sarebbe bastato aspettare una settimana per avere tutte le informazioni».
Comunque, l’Italia risponderà «nei tempi previsti», ha concluso il ministro. Non senza un affondo finale contro Autostrade, che non intende chiedere una nuova autorizzazione, come invece vuole il ministero: «Ognuno si difende come può, e in vita mia ne ho viste tante di difese disperate». La società non commenta, in attesa dell’esito del ricorso al Tar, previsto per il 6 dicembre.


Due mesi è invece il tempo entro cui il governo deve rispondere a Bruxelles, che, in mancanza di una spiegazione soddisfacente, potrà chiedere formalmente la modifica della legislazione in questione. Il titolo Autostrade, intanto, ha chiuso in calo dello 0,78 per cento.

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