Avati, Muccino e Virzì: italiani alla riscossa

Da «Il figlio più piccolo» a «Mine vaganti» sono undici i film dei nostri registi in uscita tra gennaio e marzo. E l’industria nazionale spera di non ripetere i risultati del 2009, quando ha perso cinque milioni di spettatori

Avati, Muccino e Virzì: italiani alla riscossa

Roma - Il 15 gennaio arriverà nelle nostre sale Avatar, il film dei record (d’incassi, di costi, di tutto), indosseremo tutti gli occhialini del 3D e il mondo cinematografico parlerà solo americano. Ma dietro l’angolo è pronta anche un’altra invasione, quella del cinema italiano che con una quasi dozzina di film da qui alla primavera riempirà gli schermi. Alla macchina da presa registi eterogenei ma tutti di grande livello, per popolarità o qualità: Verdone, Virzì, Diritti, Muccino, Soldini, Moccia, Avati, Veronesi, Ozpetek, Guadagnino, D’Alatri. La speranza è che questo italico plotone riesca a migliorare i risultati non proprio esaltanti del 2009 che poche settimane fa avevano preoccupato tutta l’industria italiana (produttori, distributori, esercenti) riunita a Sorrento alle consuete Giornate professionali del cinema.

La quota di mercato del prodotto italiano è scesa dal 27,46% del 2008 al 20,76% del 2009 perdendo per strada quasi 5 milioni di spettatori. E non c’è Natale a Beverly Hills che tenga se si considera che gli incassi parziali dell’ultimo cinepanettone non sembrano in linea con i risultati di quello dello scorso anno.

In attesa del miracolo, il primo chiamato a confrontarsi con gli spettatori del nuovo anno è il «melan-comico» Carlo Verdone che con il suo prete missionario e la seducente Laura Chiatti di Io, loro e Lara è sbarcato ieri in più di 650 schermi. La critica s’è un po’ divisa, il nostro Maurizio Cabona l’ha promosso seppur auspicando «mezz’ora in meno», Curzio Maltese su la Repubblica ha quasi gridato al capolavoro mentre Boris Sollazzo di Liberazione ha stonato con un definitivo «non riuscito». Vedremo il pubblico.
Intanto il 15 gennaio esce La prima cosa bella di Paolo Virzì, nei pochi cinema lasciati scoperti da Avatar («Siamo pronti a combatterlo con il 3D dei sentimenti», ha scherzato il regista), personale amarcord della sua Livorno («Città maliziosa, spavalda, simpatica, plebea e meschina») attraverso le vicende della protagonista (la moglie Micaela Ramazzotti) e del suo alter ego (Stefania Sandrelli).

La settimana successiva si cambia registro con un vero e proprio capolavoro come L’uomo che verrà di Giorgio Diritti che ripercorre, con le preziose interpretazioni di Alba Rohrwacher e Maya Sansa e con straordinario rigore filologico, gli orrori della strage di Marzabotto del 1944.

A fine gennaio torna in Italia, quasi dieci anni dopo L’ultimo bacio e dopo la felice parentesi statunitense, Gabriele Muccino con il sequel Baciami ancora che proseguirà con le corali e intrecciate vicende dei protagonisti (Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti) alle prese con i guai della piena (?) maturità. E il successo sembra scontato. Il 12 febbraio è la volta di due commedie agli antipodi, quella agrodolce a sfondo sociale di Silvio Soldini con Cosa voglio di più (due trentenni milanesi, Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, alle prese con casini amorosi ma anche economici), e quella postadolescenziale di Federico Moccia che porta al cinema il suo nuovo romanzo Scusa ma ti voglio sposare con le vicende amorose più attualizzate del quarantenne Alex (Raoul Bova) e della ventenne Niki (Michela Quattrociocche). La favola continua... e gli incassi pure.

Lo stakanovista Pupi Avati, che in questi giorni è già sul set del suo nuovo film, il 19 febbraio presenta Il figlio più piccolo con un drammatico Christian De Sica. A fine febbraio ecco Genitori&figli - Agitare bene prima dell'uso, commedia su una famiglia italiana attraverso lo sguardo disincantato di una quattordicenne con un cast dal successo garantito (Silvio Orlando, Luciana Littizzetto, Elena Sofia Ricci, Margherita Buy). Marzo comincia con un’altra commedia, Mine vaganti, diretta da Ferzan Ozpetek alle prese con una stravagante famiglia pugliese capeggiata da un Riccardo Scamarcio in salsa gay. Atmosfere lontane anni luce da quelle colte e viscontiane di Io sono l’amore di Luca Guadagnino, bella descrizione di una famiglia imprenditoriale milanese con Tilda Swinton e Edoardo Gabriellini.

Chiude la pattuglia a fine marzo, Sul mare di Alessandro D’Alatri che, per raccontare la storia di due ragazzi d’oggi ambientata a Ventotene, ha scelto attori esordienti, Dario Castiglio (il figlio più giovane di Peppino Di Capri) e Martina Codecasa.

«Racconto la passione dei giovani senza le banalità alla Laguna blu, ha avuto modo di dire il regista. Piccola annotazione: il film del 1980 con Brooke Shields e Christopher Atkins è stato un grande successo e ha prodotto un sequel. Accadrà lo stesso a Sul mare?

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