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Fibercop fa causa a Infratel per gli "aiuti" a Open Fiber

L'ex rete di Tim ha depositato ricorso al Tar del Lazio. Nel mirino lo sconto da 700mila civici sui bandi Pnrr

Fibercop fa causa a Infratel per gli "aiuti" a Open Fiber
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L'aria tra Fibercop e Open Fiber è sempre più irrespirabile. E se le nozze della rete già da mesi sembrano lontane, nelle ultime settimane la situazione non è migliorata. L'ex rete di Tim, controllata dal fondo americano Kkr, all'inizio di dicembre ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro Infratel, società del ministero delle Imprese e del Made in Italy controllata da Invitalia che si occupa di redigere i bandi per la realizzazione di infrastrutture di telecomunicazione. La ragione del contendere, scrive Bloomberg, è l'accusa che l'agenzia avrebbe concesso trattamenti di favore alla rivale Open Fiber sui bandi del Pnrr per la copertura delle aree grigie con la fibra ottica. Il gruppo guidato da Giuseppe Gola - che si è aggiudicato 8 lotti del piano da 4 miliardi Italia a 1 Giga - attraverso la rimodulazione del Pnrr è riuscito a ottenere uno sconto di 700mila civici sugli obiettivi di copertura a metà 2026. Queste abitazioni da collegare saranno poi rimesse a bando da Infratel, che avrebbe avviato una consultazione pubblica. Tuttavia Fibercop, che si è aggiudicata gli altri 7 lotti del piano ed è stata in trattativa con Open Fiber per rilevare i suoi lotti in ritardo, ritiene lo «sconto» ai rivali un favoritismo che distorce il mercato. E troverebbe anomalo che Infratel non abbia proceduto ad applicare penali o alla revoca e riassegnazione dei lotti inadempienti. La società guidata da Massimo Sarmi - che conta fra i suoi grandi soci anche il Ministero dell'Economia e il fondo F2i - aveva già denunciato in sede europea come aiuti di Stato i 660 milioni di euro concessi dal governo a Open Fiber nella legge di bilancio di un anno fa, cifra riconosciuta in quanto sul piano di copertura delle aree bianche il gruppo controllato da Cassa depositi e prestiti e Macquarie ha incontrato degli extra-costi dovuti a una mappa dei civici da connettere da bando di gara si era poi rivelata ricca di errori sul campo.

Al di là di come i giudici amministrativi valuteranno la vicenda, certo le aule di tribunale non sembrano agevolare le interlocuzioni tra i due gruppi che negli obiettivi del governo dovrebbero portare alla rete unica. La vicenda interessa da vicino anche Tim, che nel caso di nozze Fibercop-Open Fiber potrebbe incassare un «extra» fino a 2,5 miliardi, collegato all'accordo di vendita della rete a Kkr. Una prospettiva che mai come oggi sembra solo un'ipotesi, visto che tutto dovrebbe avvenire entro la fine del 2026 per far scattare il pagamento.

Fibercop non ha fretta, anche perché ha una buona situazione di liquidità e produce margini, sebbene subisca la concorrenza dei rivali. Mentre Open Fiber accusa più difficoltà, pur essendosi assicurata la copertura finanziaria per proseguire l'attività. Un accordo tra i due sarebbe auspicabile a livello di business, visto che la concorrenza comprime i prezzi in una fase dove gli abbonamenti alla fibra integrale stentano a decollare.

Tuttavia, l'aria che tira da New York sembra essere quella di arrivare prima in fondo al piano di investimenti e poi, al limite, sedersi al tavolo delle trattative magari ragionando su un «modello Terna» per la rete unica, con un forte azionista pubblico e un gruppo di azionisti privati. Con tanti saluti al «bonus» per Tim.

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