Generali si gode conti da record, che fruttano dividendi in crescita per gli azionisti. Ma la conferenza stampa, nonostante il ceo Philippe Donnet abbia cercato di tenerla su conti certamente positivi, è finita inevitabilmente con una sequela di domande sulla legge Capitali, acquisizioni e futuro del top manager italo-francese che guida l’azienda dal 2016. «Se sarò io ad attuare il nuovo piano nel 2025? Siamo una squadra che rimane focalizzata sulle cose da fare oggi. Ottenere risultati così non è scontato, abbiamo dieci mesi di piano fino alla fine dell’anno e il contesto non sarà facile. Chissà cosa succederà dopo». Una frase che si presta a molte interpretazioni, ma certo è che con l’entrata in vigore della legge Capitali e le nuove regole sulla lista del cda una sua riconferma non è così scontata. «Sulla legge Capitali mi sono già espresso, la nostra posizione è quella di Assogestioni». Vale a dire, di contrarietà alle nuove norme sulla lista del cda, che puntano a un riequilibrio dei pesi tra manager e grandi soci.
Sarà in ogni caso l’attuale ceo a presentare il nuovo piano, a inizio 2025, «un piano ambizioso». Anche sul fronte acquisizioni Donnet rimane prudente. Sia sull’interesse per Aviva sia sul fanta-trittico Unicredit-Mediobanca-Generali: «Non commento i rumors». Ieri il ceo del Leone sembrava più propenso a consolidare quanto già realizzato, più che imbarcarsi in nuove operazioni: può essere un segnale sul suo futuro? Chi vivrà vedrà. «Per il 2024 la priorità è integrare nel gruppo le acquisizioni fatte nel corso del 2023», ha spiegato. E ancora: «Rispetto ai nostri competitor siamo stati tra i più attivi, con 7 miliardi di acquisizioni» dal 2020. L’anno scorso è stata comprata nel settore assicurativo Liberty Seguros, pagata 2,3 miliardi, «la più importante degli ultimi 10 anni». E poi è avvenuta quella di Conning Holdings, l’asset manager rilevato con carta contro carta.
Il gruppo triestino ha chiuso il 2023 con premi lordi in crescita a quota 82,5 miliardi (+5,6%), ottenuti con la forte spinta del settore Danni (+12%). In calo la raccolta nel Vita (-1,3 miliardi), ma con afflussi su unit-linked e puro rischio e malattia. Il tutto per un risultato operativo record da 6,9 miliardi (+7,9%) e un combined ratio del 94%. L’utile normalizzato – al netto di alcune poste straordinarie - ha raggiunto il primato di 3,57 miliardi (dai 3,13 del 2022). Il solvency ratio si è attestato al 220%. Numeri ottenuti nonostante nel 2023 l’impatto delle catastrofi naturali sia arrivato alla cifra, altrettanto da primato, di 1,12 miliardi.
«L’ottima performance di Generali nel 2023 è stata supportata da un risultato operativo e utile record con il contributo positivo di tutti i segmenti», ha commentato Donnet, «anche grazie alla spinta del cda, che rappresenta tutti gli azionisti» ed è stato «bravo nel darci supporto e nel farci challenge». Grazie a «questa nuova dialettica, siamo stati capaci di fare ottimi risultati». Un messaggio distensivo ai soci che lo avevano sfidato nel 2022, Delfin e Caltagirone. Un quadro che ha portato ad accelerare la crescita dei dividendi.
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