
A un mese dall’insediamento di Luca de Meo come amministratore delegato di Kering, già si vede l’effetto del suo arrivo. Il primo passo della strategia di risanamento del gruppo del lusso è la vendita della divisione beauty al colosso della cosmetica L’Orèal, con un accordo che vale circa 4 miliardi di dollari. A rilanciare l’indiscrezione è stato ieri il sito del Wall Street Journal .
Si tratta in realtà di un ritorno sui propri passi per l’azienda controllata dalla famiglia Pinault. Kering, infatti, aveva deciso di aprirsi al mondo dei trucchi e dei profumi di recente, solo un paio di anni fa. Per essere precisi, nel 2023 aveva sviluppato la divisione beauty a seguito dell’acquisizione per 3,5 miliardi di euro di Creed, noto brand indipendente di profumi d’alta gamma.
D’altro canto, L’Oréal, il più grande attore mondiale specializzato nella cosmetica e nella cura della bellezza, continua a macinare crescita e vanta uno stato di
salute invidiabile, tanto che nel primo semestre il fatturato è cresciuto dell’1,6% a 22.473 milioni, trainato soprattutto dal comparto dei profumi che a sua volta ha incassato un aumento dell’11%. Proprio partendo dal crescente attivismo nel mondo delle fragranze, all’arrivo di de Meo il colosso francese ha subito mostrato interesse per l’acquisizione di Creed e, cammin facendo, oltre alla cessione del brand da Kering avrebbe ottenuto anche i diritti per sviluppare prodotti di bellezza legati alle importanti etichette di moda che compaiono nel bouquet di Pinault, a cominciare da Bottega Veneta, Balenciaga e McQueen. Il perfezionamento della trattativa non viene confermata da nessuna delle due parti, alcune indiscrezioni lasciano però intendere che l’accordo potrebbe essere annunciato già la prossima settimana. Se confermata, la cessione potrebbe rappresentare il primo passo importante del nuovo timoniere di Kering verso il risanamento del gruppo partendo dal debito, pari a 9,5 miliardi, che
da tempo suscita preoccupazioni tra gli investitori. Giova ricordare che il compito di de Meo era chiaro fin dall’inizio: risollevare il gruppo internazionale del lusso, così come era riuscito a fare con Renault. Per la cronaca, i risultati del primo semestre di Kering erano segnati da un calo del 46% dell’utile netto a 474 milioni e da un crollo delle vendite del 16% a 7,6 miliardi.
Al top manager italiano era stato peraltro chiesto un occhio di riguardo per il brand Gucci, che ha visto le sue vendite nel primo semestre calare del 27% a 1,46 miliardi. Va però detto che nella prima metà dell’anno l’intero mercato del lusso è stato colpito dal calo della domanda, soprattutto in Cina, dopo che aveva guidato la crescita del settore per oltre un decennio.