"Malpensa, con il no allo sviluppo dell'area cargo 4 miliardi e 3mila posti di lavoro in meno"

L'amministratore delegato di Sea Armando Brunini: "Lo stop della commissione Via al Masterplan tarpa le ali alla piattaforma cargo Italia e avrà un impatto notevole in termini di indotto"

"Malpensa, con il no allo sviluppo dell'area cargo 4 miliardi e 3mila posti di lavoro in meno"
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La bocciatura dell'ampliamento dell'area cargo dell'aeroporto di Milano Malpensa da parte della Commissione Via - Valutazione impatto ambientale decisa il mese scorso avrà un impatto limitato sui conti di Sea, la società che gestisce gli scali milanesi di Malpensa e Linate, ma avrà un impatto notevole in termini di indotto perché "tarpa le ali alla piattaforma cargo Italia", visto che alcune aziende hanno prospettato di delocalizzare il trasporto merci in altri scali europei. In cifre, il “costo” nel medio periodo si attesterà a circa 4 miliardi di euro di Pil e tremila posti di lavoro in meno in 5 anni “da quando avremo raggiunto il tetto di sviluppo cargo ottenibile con le infrastrutture attuali”.
Scenario delineato dall’amministratore delegato di Sea Armando Brunini intervenuto in Commissione consiliare congiunta Mobilità, Ambiente, Verde e Animali e Controllo Enti Partecipati del Comune di Milano che aveva all'ordine del giorno l'aggiornamento del Masterplan Malpensa 2035.

Cifre che riguardano la parte quantitativa mentre per quella qualitativa “c’è il rischio che per la parte eccedente, che non potrà essere soddisfatta da Malpensa, le imprese perderanno un paio di giornate di tempo - ha aggiunto Brunini citando un’analisi dell’Università Liuc basata su interviste sul territorio - e questo significa perdita di competitività e in qualche caso il15% di costi in più di logistica per gli esportatori e gli importatori che avranno un peggioramento dei servizi”. Situazione che danneggia il trasporto delle merci ad alto valore "senza considerare il danno ambientale provocato dal loro spostamento su camion diretti verso gli altri scali europei".

Motivo per che potrebbe portare alla delocalizzazione con la conseguenza - per la quota cargo che non riuscirà a partire da Malpensa - di utilizzare aeroporti alternativi europei, non italiani. L’Italia infatti ha solo Malpensa in gradi movimentare da solo il 60% delle merci a livello nazionale ed è “l’unico aeroporto in grado di assumere un ruolo su scala europea. “Capisco le posizioni degli ambientalisti, ma sul fronte dello sviluppo è una botta notevole - ha spiegato ancora l’ad di Sea -. A regime rinunceremo a una cifra tra i 10 e 15 milioni di euro di fatturato e ne facevamo oltre 700 nel pre covid - ha concluso Armando Brunini -.

Ci dispiace anche se questo non mette in crisi Sea, però non investiremo circa 100 milioni di euro per lo sviluppo del cargo e di questi, 20 milioni erano destinati a realizzare opere di mitigazione e compensazione che erano correlate allo sviluppo del Masterplan“.

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