L'impresa eccezionale

Quelle miniere di metalli preziosi che si nascondono nelle nostre città

Dai rifiuti elettronici è possibile recuperare materie prime seconde fondamentali per la produzione di smartphone, tv e apparecchiature elettriche: il Consorzio ERP Italia gestisce le operazioni e unisce oltre 1.200 produttori

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La corretta gestione dei rifiuti elettrici elettronici è diventata una delle sfide ambientali più pressanti del nostro tempo. Con il rapido sviluppo della tecnologia e il crollo dei costi delle apparecchiature, siamo ormai testimoni di un'esplosione nella produzione di questo tipo di rifiuto in tutto il mondo.

Tuttavia, la questione nasconde anche una serie di opportunità. E per coglierle è sufficiente guardare a cosa accade dietro a casa, dove negli ultimi anni sono nate vere e proprie miniere cittadine di metalli preziose, alimentate grazie a tutti noi.

Il nostro nuovo smartphone, ma anche la macchina automatica del caffè o il condizionatore a cui ci affidiamo per affrontare il caldo estivo, possono infatti nascere anche grazie alle materie prime seconde recuperate attraverso il sistema di raccolta e recupero dei consorzi che si occupano della gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti RAEE) e delle Pile e Accumulatori (cosiddetti RPA). Una rete finanziata dagli stessi produttori di apparecchiature elettroniche, che opera senza scopo di lucro.

Le isole ecologiche? Sono miniere cittadine

Leader a livello nazionale nella raccolta di pile e accumulatori portatili è il Consorzio ERP Italia, realtà che opera su tutto il territorio nazionale e all’estero grazie alla partnership con il Gruppo Landbell. Con oltre 1.200 produttori tra i propri consorziati, tra cui i principali marchi italiani e internazionali nel settore delle batterie, dell’informatica, delle console da videogiochi, degli elettrodomestici e delle tante altre apparecchiature che funzionano grazie all’energia elettrica, ERP Italia si occupa della gestione secondo norma del vecchio cellulare, del tostapane o dello scaldalatte elettrico che utilizzavamo per i nostri figli piccoli.

“Questi rifiuti possono o essere consegnati all’isola ecologica vicino a casa o ritirati dal distributore”, spiega Daniela Carriera, Direttore Sales and Marketing di ERP Italia. “Noi ci occupiamo della loro gestione, attraverso la raccolta e il successivo invio a impianti di trattamento adeguati”.

È qui che, attraverso linee industriali differenziate e attraverso una serie di processi, le materie che compongono questi prodotti vengono separate e recuperate per diventare materie prime seconde che possono essere riutilizzate dai diversi settori di mercato. In questo modo si evita la dispersione nell’ambiente di ferro, plastica, alluminio, rame, acciaio, poliuretano, vetro, polipropilene, abs, carta e tanto altro. E, al contempo, si restituisce un valore a materie più o meno rare che potrebbero essere destinate a nuova vita.

La materie prime: anche una questione geopolitica

Poco importa che queste possano poi venire reimpiegate nel settore di origine o in altri: ciò che conta è che il beneficio non si limita a essere ambientale, ma a è anche economico e - in alcuni casi - geopolitico. “Ci sono diverse materie prime per le quali siamo dipendenti da altri Paesi”, sottolinea Carriera. “Riuscire a recuperarle dai rifiuti elettrici ed elettronici, così come dalle pile e accumulatori, significa generare nuova materia prima seconda che consente, tra le altre cose, di ridurre la nostra dipendenza dagli altri per gli approvvigionamenti”.

I numeri fanno impressione. La percentuale di materiali che è possibile recuperare arriva infatti al 95% quando si parla del nostro smartphone o di altre apparecchiature elettroniche.

Non male in un mondo nel quale il controllo delle materie prime fa sempre più parte della strategia internazionale di Stati e blocchi contrapposti.

E nel quale il tema sostenibilità è destinato a indirizzare anche gran parte delle scelte economiche future.

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