Edizione non lascerà Benetton Group al proprio destino. La holding di famiglia, infatti, varerà una rivoluzione per risollevare il gruppo dell’abbigliamento, prima storica attività della famiglia Benetton in difficoltà dopo un decennio in cui ha accumulato un miliardo di perdite. La decisione sarebbe comunque arrivata, ma si è reso necessario un intervento a gamba tesa dopo la sorprendente intervista al Corriere della Sera del presidente e fondatore Luciano Benetton, che ha rivelato di «un buco di bilancio da 100 milioni» e attaccato duramente, pur senza mai nominarlo, l’attuale amministratore delegato Massimo Renon, l’ex manager di Luxottica, Ferrari, Safilo e Kering che aveva scelto proprio lui nel 2020 per rilanciare l’azienda. Una sortita che è stata molto criticata da ambienti vicini alla famiglia Benetton, presi in contropiede da un’intervista di cui avrebbero fatto volentieri a meno. Del resto, anche il supposto buco - ha fatto sapere Edizione nella sua nota - in realtà si tratta di una perdita operativa per l’esercizio 2023, che per la verità dovrebbe essere anche superiore ai 100 milioni.
La data da segnare sul calendario è il prossimo 18 giugno, quando arriverà a scadenza l’attuale cda e ci sarà l’assemblea dei soci di Benetton Group. In quella sede Edizione, oggi guidata dal presidente Alessandro Benetton (figlio di Luciano) e dall’ad Enrico Laghi, inizierà a incardinare il suo piano di cui ha già fatto trasparire i contenuti nella nota di ieri: saranno iniettati altri 260 milioni nei prossimi anni e introdotta «la necessaria discontinuità nella gestione manageriale».
Scontata l’uscita di scena di Renon, che ha mancato di parecchio l’obiettivo del pareggio di bilancio fissato per il 2023. Il nuovo amministratore delegato è già stato individuato ed è un manager navigato, che non viene dal mondo della moda e negli anni ha maturato esperienza tra industria e finanza.
«Mi sono fidato e ho sbagliato», ha detto di Renon l’89enne fondatore di Benetton che era tornato alla presidenza del gruppo nel 2018 e ora lascerà la carica con la scadenza del board. «Qualche mese fa ho capito che c'era qualche cosa che non andava», ricorda Benetton, che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale». I primi scricchiolii arrivano lo scorso settembre: «Mentre riceviamo in consiglio questi primi segnali, dati in modo assolutamente non preoccupato da parte loro, mi accorgo che i numeri non mi tornano». Poco più tardi scoppia la bomba: «Tutto quello che è emerso e sta emergendo da settembre 2023 è una vergogna». Insomma, parole amare di un uomo che si è sentito tradito, e mai consultato, nella gestione della sua creatura.
Edizione, che negli ultimi tre anni ha comunque sostenuto l’azienda con 350 milioni, «continuerà a farlo nei prossimi anni». Ora lo farà con più decisione, azzerando i margini di autonomia che l’azienda ha mantenuto negli anni in virtù della presenza di Luciano.
Una realtà storica, che ha lasciato la Borsa nel 2012, ed è conosciuta in tutto il mondo, ma che ormai rappresenta l’1% del business di un gruppo con focus sulle infrastrutture con Mundys e Abertis, passando per gli Aeroporti di Roma e il ruolo di primo azionista in Cellnex, società di telecomunicazioni spagnola. Oltre a diverse partecipazioni come quelle in Avolta, Generali e Mediobanca. Benetton, tuttavia, rimane una questione di cuore e di immagine fondamentale, per questo nessuno si sogna di abbandonarla.
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