«Si parla troppo di finanza e poco di industria e di prodotto. L'interesse alla qualità del prodotto non è più la priorità, si sposta sempre tutto su aspetti finanziari». Così il vicepresidente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, durante la conferenza stampa di ieri a Praga per la presentazione del Calendario Pirelli 2026. «L'industria è l'industria - ha sottolineato l'imprenditore - Noi non possiamo permetterci errori, quando andiamo in un Paese lo facciamo per il futuro, perciò dobbiamo stabilire un rapporto molto forte, partecipando alla vita sociale ed artistica e portando quello che possiamo delle nostre esperienze. Questa è industria, non sono solo torni». Ricordando che il Calendario Pirelli «esprime un brand industriale», Tronchetti ha auspicato «che si parli molto di più di industria, ma capisco che fa molto più notizia se uno guadagna un miliardo e l'altro dieci. Si continua a parlare di finanza, di storie finanziarie
mentre noi, intendo la Pirelli, siamo numero uno al mondo nelle tecnologie per pneumatici più avanzati. Dovrebbe essere orgoglio per un Paese, noi siamo un ponte per la prossima generazione. Trovo incomprensibile che non sia così». A Tronchetti ieri è stato chiesto se il gruppo dello pneumatico possa essere interessato a partecipare a un piano di sviluppo delle attività del Gruppo Armani in cordata, eventualmente, con altre imprese nazionali per preservare l'italianità della maison, dopo la scomparsa del fondatore Giorgio Armani avvenuta lo scorso settembre. «Entrare in altri mondi per noi oggi sarebbe un errore», ha risposto senza esitazione.
«Siamo totalmente focalizzati sul nostro business, noi abbiamo un futuro molto sfidante, abbiamo delle idee sulle tecnologie che vanno non solo coltivate, ma ci vuole un'attenzione costante, alla luce della velocità con cui avvengono i cambiamenti». Per cui, «l'attenzione che ci vuole in questa fase, che è l'inizio di un'accelerazione, è davvero massima». Quanto ad eventuali progetti nel settore della moda per Pirelli, al momento non ce ne sono. «Abbiamo capsule sempre più rilevanti ma non vogliamo trasformarci in un'azienda di moda». Prima del gran galà per celebrare The Cal 2026, l'imprenditore dela Bicocca è anche tornato sul tema del green deal, anzi del «green suicide» come lo ha ribattezzato. Perché
«il mondo dell'automotive a livello di Ue ha tentato un suicidio quasi perfetto. Non abbiamo una capacità competitiva nell'elettrico perché non abbiamo le materie prime. Con il costo del lavoro che c'è in Europa, non possiamo competere con un'azienda cinese o asiatica che ha tutte le materie prime e un costo del lavoro che è la metà, se non un terzo, del nostro» ha detto. Spiegando che «la tecnologia è l'unica strada percorribile. Il mondo dell'auto deve ripensarsi, c'è ancora qualità in Europa anche se si è abbandonato un po' il progetto di essere leader nel settore dell'auto. Si è pensato che ormai la partita è persa «ma io sono convinto che non sia così».
Sullo sfondo restano le tensioni commerciali che hanno creato incertezza per i produttori europei, come Pirelli (che genera oltre il 20% del suo fatturato negli Stati Uniti).
Tronchetti ha sottolineato che i dazi «sono gestibili entro certi limiti. Ci sono alcune situazioni che hanno ragione d'essere, altre che sono un puro danno. Il problema non sono i dazi ma la loro volatilità che crea molte incertezze. Bisogna lavorare per stabilizzarli».