Politica

Azouz innamorato non se ne va dall’Italia

Non più tardi di quattro mesi fa giurava di voler fuggire da questo «Paese di dolori». «L’Italia non solo mi ha dato poco, ma mi ha tolto tutto ciò che avevo», ripeteva risoluto Azouz Marzouk, il bello e dannato, lo spacciatore con aspirazioni da divo, il padre, marito e genero di tre delle quattro vittime della strage di Erba. È già tutto dimenticato. Ora lui è innamorato, basta con la droga e coi flirt fugaci, giura. C’è una nuova donna nella sua vita. Si chiama Michela, ha 21 anni, fa la commessa. «Ci vogliamo bene», ammette Azouz, «adesso vorrei rimanere in Italia e occuparmi di bambini, ho deciso di fare beneficenza, vorrei curare quelli disabili...Sono sicuro che da lassù Raffaella mi approverebbe».
Era la fine dell’agosto dello scorso anno, a nove mesi dall’ultimo arresto per traffico di stupefacenti (il pm Astori gli contestò 316 episodi di spaccio), quando Marzouk decise di farsi accorciare la pena in cambio dell’espulsione.
Ma il tempo aiuta a dimenticare. Tanto più con l’aiuto di uno scaltro difensore, proprio quello che già all’epoca metteva le mani avanti. Tratteggiando un «the end» diverso. Vaticinava l’avvocato Roberto Tropenscovino: «A Marzouk sta bene lasciare l'Italia, lui stesso considera esaurita la sua esperienza in questo Paese. Ma prima di andarsene ritiene che sia suo diritto assistere al processo degli assassini dei suoi familiari». Nel frattempo il processo è finito (almeno in primo grado), i presunti assassini Rosa e Olindo hanno rimediato l’ergastolo eppure ecco qua ancora tra noi l’immarcescibile Azouz. In quella Tunisia dove ha fatto seppellire moglie e figlio, il «sopravvissuto per caso» ora non vuol più tornare.
Ha ritrovato l’amore, non come quando faceva sesso in macchina, venti giorni dopo i funerali, con la fidanzata di suo cugino. I capelli castani e il viso acqua e sapone di una commessa ventunenne che ogni fine settimana va a trovarlo nel suo rifugio segreto in provincia di Torino, lo avrebbero cambiato. Lei si chiama Michela. Un giornalista di «Visto» li ha sorpresi in un inequivocabile tête à tête la sera di san Valentino. Abiurate le promesse di fuga dall’Italia Azouz ha fatto ricorso per evitare il rimpatrio forzato. Toccherà alla Cassazione decidere. Ora collabora con una società piemontese che organizza eventi e sembra stia anche pensando di accettare un lavoro in un bar. Finalmente un lavoro, direbbe papà Castagna, il pater familias che ha trovato il coraggio di esiliarlo.
Al collo, Marzouk, mostra un medaglione con la foto della moglie Raffaella e nel telefonino quelle del piccolo Youssef.

Non sono ingiallite, ma davvero già sembrano un ricordo sbiadito.

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