Francesco Rizzo
Comunque vada, un record è già stampato: otto vittorie consecutive al mondiale, una serie positiva mai realizzata dalle azzurre del volley, nemmeno nel 2002, quando vinsero a Berlino il primo titolo iridato della loro storia. In realtà, l'«ottovolante» al mondiale non è una novità per la pallavolo italiana: lo firmò anche la nazionale maschile, allenata da Bebeto, nel 1998. Dove si giocava? In Giappone, come questa volta. Chi vinse? L'Italia. Il resto è scaramanzia.
Per i riti del caso c'è tempo, intanto l'obiettivo-base è raggiunto: Togut e compagne si sono qualificate per la semifinale. La vittoria numero otto è stata il 3-0 (a 17, 26, 23) inflitto alle giapponesi e rimbalzato in Italia via tv ieri mattina. La quinta partita di fila senza set concessi permette alle nostre di vincere il girone di Nagoya: la Serbia-Montenegro passa infatti 3-2 su Taiwan, chiude con il nostro stesso bilancio complessivo (otto vinte-una persa) ma un peggior quoziente punti e si qualifica alle semifinali come seconda. Dall'altra parte del tabellone, nel girone di Osaka, il Brasile strappa la pole position grazie al 3-1 sulla Russia e resta la sola squadra capace del percorso netto dall'inizio del torneo. Il verdetto è che l'Italia, mercoledì, alle 8 del mattino, ora italiana, proprio a Osaka, contenderà l'accesso alla finale di giovedì alla Russia. Ovvero alla squadra argento ai Giochi 2004 e bronzo iridato 2002, allenata dall'emiliano Gianni Caprara, forte di giocatrici come la Godina (numero uno al servizio del mondiale) e la Gamova (miglior attaccante russa, pericolosa a muro) ma alle prese con l'infortunio della Shashkova. Le serbe, rivelazione della rassegna, sfideranno il Brasile nel match precedente. Insomma, la crema di questo mondiale per intingere i biscotti della colazione.
Meno di due mesi fa l'Italvolley femminile faceva notizia per aver imposto il cambio di tecnico, via Marco Bonitta, il ct del mondiale 2002, sostituito dalla federazione con Massimo Barbolini, pluridecorato a livello di club: non arrivare alle semifinali avrebbe spedito le ragazze nell'angolo delle ribelli presuntuose. E invece, un gruppo che mescola sette iridate (Lo Bianco-Togut, Paggi-Anzanello, Piccinini-Rinieri, Cardullo: è la formazione base) a volti nuovi come la Centoni e la bimba d'oro Ortolani, ha scalato la montagna crescendo nel gioco e nella personalità e ha portato il nostro volley donne nelle prime quattro posizioni del pianeta per la seconda volta assoluta. Perché sotto rete nuotiamo nell'oro dal 1989, grazie agli uomini, ma le ragazze, prima del quinto posto del 1998, ai mondiali non contavano mai meno di otto, nove squadre davanti a loro.
Italia-Russia sarà battaglia ad alta quota e le azzurre si sono preparate sostenendo, contro il Giappone, l'esame di lingue orientali più insidioso del fine settimana: abbracciate dal tifo degli 8.000 di Nagoya, la perla esotica di Vicenza Shin Takahashi e le sue compagne ci hanno fatto paura soprattutto alla fine del secondo set, collezionando due palloni per l'1-1 ma Rinieri e Togut (20 e 18 punti a fine match), e il muro, hanno mostrato la strada giusta. Si sapeva della bravura delle «nippo» in difesa ma anche le nostre hanno regalato capriole da far saltare sul divano, sfidando per l'ultima volta il fondo duro della Rainbow Hall di Nagoya.
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