"Azzurro con Carla Bruni è il nostro omaggio al secondo inno italiano"

La coppia di cantautori vola in classifica con il brano "Splash". L'incontro con il presunto "cugino ufficiale" di Lady Gaga

"Azzurro con Carla Bruni è il nostro omaggio al secondo inno italiano"

Sanremo. Scusate, perché duettare proprio con Carla Bruni?

Colapesce «La nostra prima scelta. E ci ha detto subito sì».

Dimartino «Ha anche detto che ci ascolta da tempo».

Ma Azzurro è un pezzo complicato, quasi intoccabile.

Colapesce «Proprio per questo Carla Bruni era l'ideale».

Dimartino «Abbiamo voluto un arrangiamento scarno e un ospite così per creare una sorta di cortocircuito. Se avessimo fatto una cover tradizionale non avremmo aggiunto nulla al brano».

In realtà loro due continuano ad aggiungere, è proprio la loro caratteristica. Colapesce si chiama Lorenzo Urciullo, a settembre compirà 40 anni e da una decina è una perla del cantautorato indie. Antonio Dimartino ha un anno in più e lo spirito di chi si è costruito passo dopo passo partendo veramente dalla cantina (tra l'altro ieri ha ricevuto la visita della figlia che compiva gli anni). Il loro grande successo (Musica leggerissima due anni fa qui al Festival) è stato lo spauracchio di questo ritorno all'Ariston, «perché non volevamo che il nuovo brano fosse una sorta di Musica leggerissima 2». Tutt'altro. Con Splash sono arrivati dritti al pubblico senza pagare lo scotto dell'effetto sorpresa. E i dati streaming e radio lo confermano. Insomma, questi due cantautori hanno scodellato uno dei pezzi più riusciti del Festival, mica poco.

Non ci credevate?

Dimartino «Più che altro temevamo che il pubblico impiegasse più tempo per entrare nel mondo di quella canzone».

E invece.

Colapesce «Proprio adesso stiamo ascoltando e leggendo messaggi di tantissima gente che applaude la nostra canzone».

Questo è il bello. Ma Splash che cosa significa?

Dimartino «Le canzoni non si spiegano. Ciascuno deve crearsi la propria opinione».

Alla prima esibizione vi siete ritrovati secondi. Ma alla seconda siete scesi all'ottavo posto.

Colapesce «Mah è stato un mix di televoto e demoscopica. Onestamente non ho capito bene come funziona».

Meritereste il premio della critica.

Colapesce «Cosa si potrebbe dire di fronte a un riconoscimento del genere?».

Dimartino «Siamo due cantautori, il premio della critica è sostanzialmente il massimo per chiunque affronti la musica come facciamo noi due».

Vi piacciono le sfide.

Colapesce «Azzurro è una sfida».

Paolo Conte ha detto che è sostanzialmente il secondo inno italiano.

Dimartino «Concordo, anche io lo sento come un brano che rappresenta davvero il popolo italiano».

Colapesce «E poi ha una doppia lettura. Da una parte c'è l'estate in città, dall'altra la malinconia che talvolta si attraversa in certi momenti della vita. In qualche modo Azzurro si parla con il nostro Splash, hanno sensibilità vicine».

Dalla prossima settimana?

Colapesce «Dormiamo e poi facciamo le lavatrici».

Dimartino «E poi iniziamo un altro festival. Quello della promozione del nostro film La primavera della mia vita, un road movie che sarà nei cinema dal 20 al 22 febbraio e del quale abbiamo fatto la colonna sonora».

Due cantautori a Sanremo.

Colapesce «Si dorme poco, questo ormai l'abbiamo capito».

Chi fa concerti non va a letto presto.

Dimartino «Ma ogni tanto si riposa» (sorride - ndr).

Però avete fatto una bella gavetta. A proposito, i fiori distrutti da Blanco?

Dimartino «Beh diciamo che è stato un po' impulsivo».

Colapesce «In effetti è molto frustrante non sentire bene mentre si canta. E anche a me è successo tante volte. Ma non ho spaccato nulla».

Dimartino «In ogni caso c'è una generazione di cantanti che non ha fatto la gavetta ed è quindi abbastanza impreparata di fronte agli imprevisti che capitano per forza sul palco».

A Sanremo gli imprevisti sono anche fuori dal palco.

Dimartino «Si fanno anche incontri strani.

Ad esempio una sera si è avvicinato un signore per chiederci l'autografo sul nostro disco. E poi ha detto di essere il cugino ufficiale di Lady Gaga. Ha esibito anche i documenti e di cognome si chiama davvero Germanotta. Chissà se poi è vero».

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