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«Baarìa», Giuseppe Tornatore va alla ricerca delle proprie radici

È un omaggio alla sua terra natale e alla ricerca delle proprie radici l’ultimo film di Giuseppe Tornatore, prodotto e distribuito da Medusa. Baarìa, Bagheria in dialetto siciliano, sarà proiettato in apertura della 66ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, in programma al Lido di Venezia da oggi al 12 settembre. L’opera, che è anche in concorso, rappresenta un grande affresco che mette in scena l’epopea di una famiglia - e del popolo del paese in provincia di Palermo - dalla fine degli anni Dieci agli anni Ottanta del secolo scorso. La storia si dipana attraverso tre generazioni. Si parte da Cicco, un pecoraio amante della letteratura, che vive in pieno gli anni del fascismo, per arrivare presto al figlio Peppino il quale,, dopo aver preso coscienza dei problemi sociali e delle ingiustizie dell’epoca della Seconda guerra mondiale, si appassiona alla politica, fino a diventare un comunista. La saga si conclude con Pietro, figlio adolescente di Peppino.
Il ruolo principale è quello di Peppino, impersonato dall’attore Federico Scianna, che si innamora di Mannina, interpretata dalla modella Margareth Madè, al debutto come attrice. Il loro è un amore contrastato dalla famiglia di lei e da una parte del paese per via dell’attività politica del protagonista. Dopo varie vicissitudini, il loro sogno di creare una famiglia si realizzerà.
La vicenda dei due personaggi principali si interseca, in una trascinante commedia, con quelle di decine di altre figure di differente livello sociale e culturale. Il cast di Baarìa, del resto, allinea ben 63 attori professionisti, 147 non professionisti e ben 35mila comparse. Diversi gli interpreti e i collaboratori che, partecipando alla realizzazione Baarìa (produttore esecutivo Mario Cotone), hanno compiuto una nuova esperienza con il regista di «Nuovo Cinema Paradiso» (Oscar come migliore film straniero nel 1988), «Malèna», «La leggenda del pianista sull’Oceano», «La sconosciuta». Tra loro gli attori Angela Molina e Michele Placido, che hanno recitato nella «Sconosciuta», il montatore Massimo Quaglia (che lavora con Tornatore dal 1994) e il costumista Luigi Bonanno (che ha svolto questo ruolo insieme ad Antonella Balsamo, una lunga esperienza in teatro, in televisione e anche nel cinema). Per molti altri, come, tra gli attori, Lina Sastri, Nicole Grimaudo, Salvo Ficarra e Valentino Picone, Luigi Lo Cascio o Beppe Fiorello, si è trattato di una prima volta giudicata emozionante e, da alcuni, addirittura formativa.
Il che non stupisce considerando il carattere esigente ma anche gentile di Tornatore, un regista noto per saper tirare fuori da ogni persona le capacità più nascoste. È un autore apprezzato sia per la grande visione d’insieme sia per la meticolosità nella cura del singolo dettaglio. Due dimensioni, quella complessiva e quella minima, che in Baarìa hanno goduto di un’eccezionale cura e di importanti investimenti. Basti pensare, oltre al numero degli attori, anche i nove mesi richiesti per la preparazione; i dodici utilizzati per le costruzioni scenografiche (che hanno visto impegnati 350 tecnici sotto la supervisione dello scenografo Maurizio Sabatini); le 25 settimane di riprese attive; le 122 location utilizzate in Tunisia (in un vecchio capannone fuori Tunisi e ad Hammamet); i 300 chilometri di pellicola girata. E, per dare qualche numero più curioso, i 250 veicoli (tra carrozze, carretti e auto d’epoca) e i 1.200 animali utilizzati in scena.
Tra i giudizi più entusiastici su Baarìa si segnala già quello di Ennio Morricone.

Secondo il grande maestro, che ha composto, orchestrato e diretto le musiche, il lungometraggio che sarà proiettato a Venezia ha tutte le carte per diventare non «un semplice tassello» nella filmografia di Tornatore, ma «un’opera maggiore».

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