Baby A scuola lo picchiano, lui si tuffa e vince l’oro dai 10 m

Chissà se quel bullo, un tipo più grande e grosso di lui che lo chiuse in un angolo della scuola, si sarà pentito? «Ehi Tom, è vero che le tue gambe valgono così tanto? E se te le spezzassi?». Storia di pochi mesi fa, non di una vita fa? Le gambe di Tom Daley valgono tanto, come quell’oro che penzola dal suo busto di ragazzino quindicenne che quasi non lo contiene, occhi che brillano come in un incanto. Affezionato più al pelouche, ospite fisso nella sacca, che al pedigree che racconta già di due medaglie d’oro dalla piattaforma (una europea nel 2008 e ieri quella mondiale).
La piattaforma è alta dieci metri, là sopra la vasca sembra un bicchiere, l’acqua un muro trasparente, il bordo della pedana ti fa sentire sul ciglio di una rupe. Ci vuol fegato per buttarsi. Più fegato di quelli che ti stringono nel corridoio di scuola o che ti punzecchiano. «Ehi ragazzo dei tuffi, facci veder come sei bravo!». Qualcuno allungava le mani, qualcuno il piede per lo sgambetto. Tutto è cominciato dopo le Olimpiadi di Pechino, dove Daley è rimasto piccolo, ragazzino nel paese delle meraviglie finito 7°. Tornato a Plymouth ha scoperto di essere un fenomeno solo fuori della scuola. Umiliato dall’invidia. Ed allora addio all’Eggbuckland Community college: il preside ha finto di non sapere, poi non è riuscito a porre rimedio. E papà Rob, uno che conosce il brutto della vita, scampato ad un tumore, lo ha aiutato a fuggire. Ieri l’omone, bandiera in mano, piangeva. Ora Tom studia in un college privato e uno sponsor gli paga la retta di 4.000 sterline.
A Roma tutt’altra storia, Tom ha battuto i bulli della piattaforma, due cinesi che mettono paura solo quando stanno lassù. Non c’è storia che possa ripagare dei fatti della vita, non c’è predica o punizione che possa schiaffeggiare quei ragazzotti di Plymouth. Daley è un tuffatore prodigio, gli inglesi lo aspettano re alle loro Olimpiadi 2012. Ma lui ha anticipato tutti. «Ero venuto qui per fare il meglio ed invece è pazzesco. Non so nemmeno come sia successo», ha spiegato. Lieve come il suo tuffare che non solleva schizzi.

I giudici lo hanno premiato dandogli un dieci per nove volte, permettendogli l’escalation dal 4° posto.
Ora la storia lo racconterà primo inglese campione del mondo. E lui si è preso un’altra rivincita. «Da noi pensano solo al calcio, adesso ci sono anch’io». Beckham e soci potrebbero almeno fargli i complimenti.

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