Il monte Amiata e Bernal

Il monte Amiata e Bernal
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Da vent'anni la musica ha trovato casa in uno spazio magico della Maremma gorssetana, le colline che guardano le falde del Monte Amiata nei pressi di Cinigiano. Un paesaggio degno della pittura metafisica dei primitivi toscani circonda i concerti al Forum Bertarelli, guidati da Maurizio Baglini, direttore artistico e impareggiabile factotum musicale dell'Amiata Piano Festival. A modo di preambolo del concerto che ospitava la carismatica presenza fisico e spirituale del ballerino spagnolo Sergio Bernal, il celebre fandango di Domenico Scarlatti che a Madrid visse a corte tutta la sua vita artistica costruendo il cosmo delle sue straordinarie sonate. Nei tre interventi danzati Bernal con la complicità di Baglini, del violoncello soave di Silvia Chiesa e il concorso di tre artisti flamenco altrettanto ammirabili (il percussionista Javier Valdunciel, la cantante Paz de Manuel e il chitarrista Daniel Jurado) hanno mostrato quanto nobile è stato l'innesto fra la musica colta e patrimonio folclorico nella penisola iberica.

Prima con la Danza del molinero del Cappello a tre punte di Falla, poi nell'a-solo del Cigno del francese cosmopolita Camille Saint-Saëns (non però la morte del cigno, bensì la vita del cigno), per chiudere con una versione dell'ipnotizzante Bolero di Maurice Ravel, basco orgoglioso di esserlo per parte di madre e grande ammiratore della musica iberica (Falla per primo). Canto e baile gitano profondo hanno entusiasmato il pubblico del Forum.

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