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La lezione di Takács-Nagy

 La lezione di Takács-Nagy
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Ormai è un fatto acquisito dei nostri tempi: suonare con un organico cameristico, non solo fa risparmiare il foglio paga ma assicura al repertorio classico e pre-classico una flessibile varietà ignota alle falangi delle grandi orchestre. Quando si ha un piccolo manipolo di musicisti ben preparati non si sentono assolutamente necessità di rinforzi. Come accade con l'Orchestra da Camera del Festival di Verbier, ascoltata alla Sala Teatro del Lac di Lugano, sotto la direzione incisiva e vitalizzante di colui che l'ha plasmata e la guida stabilmente dal 2007. Stiamo parlando del maestro Gábor Takács-Nagy, già quartettista leggendario che ha plasmato una formazione che suona con l'intesa totale di un gruppo dove tutti ascoltano tutti. Chi volesse approfondire il lavoro straordinario condotto sui giovani musicisti, formati nelle orchestre giovanili del festival, e che poi tornano in questa speciale formazione da camera, può ascoltare l'integrale beethoveniana pubblicata nella collana Verbier Gold da Deutsche Grammophon.

Le formazioni variano, ma identico è il concertatore fuori-categoria: nella Quarta di Beethoven, Takács-Nagy ha ottenuto dall'orchestra un suono leggero ma aperto ad ogni sorpresa, ha graduato in tante sfumature differenti le dinamiche dal pianissimo al fortissimo, ha dialogato con umore i botta e risposta fra archi e fiati nello Scherzo, ha staccato il perpetuo mobile del Finale, non iper-veloce, ma con il brio scatenato dell'articolazione.

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