RomaSconfiggere un tumore è possibile se la diagnosi è precoce. E come ha detto ieri alla Camera il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, per estirpare «i veleni prodotti dalla campagna di odio iniziata fin dal 1994» nei confronti di Silvio Berlusconi bisogna andare al «cuore del problema» e disinnescare attraverso le leggi «luso politico della giustizia, che è il cancro che ha distrutto la Prima Repubblica e sta corrodendo anche la Seconda».
Una valutazione lineare, quasi chirurgica, che ieri a Montecitorio ha dato il via al dibattito sullinformativa del ministro Maroni relativa allaggressione di Milano. E che, tuttavia, ha agito da detonatore per il risentimento di unopposizione che non riesce a discernere quale sia la malattia e quale la cura.
Le argomentazioni di Cicchitto, al di là della vis polemica, tracciavano una linea chiara. Domenica il cancro dello Stato si è manifestato. Le cause sono note: «il network Repubblica-Espresso», «quel mattinale delle procure che è Il Fatto», Annozero condotta da «un terrorista mediatico di nome Travaglio», i pm che demonizzano Berlusconi e, infine, lItalia dei Valori, «il cui leader Di Pietro sta evocando la violenza». Veleni propalati anche dai giustizialisti del Pd.
Allopposizione ragionevole, cioè allUdc e a una parte dei democratici, Cicchitto, più volte interrotto dallantiberlusconiano pd Furio Colombo, ha teso la mano affinché «dal male possa venire il bene» e ha auspicato «una grande riforma istituzionale, una grande riforma della giustizia e listituzione del federalismo fiscale». Un invito non rivolto allIdv e così, quando Antonio Di Pietro ha preso la parola, quasi tutti i deputati del Pdl hanno lasciato lAula. Un gesto simbolico. A cui lex pm ha replicato con il solito garbo. «Rispettiamoli, non vorrei rovinare loro le orecchie con le mie parole» ha risposto mentre il suo collega Barbato li apostrofava come «popolo della mafia».
Tonino Di Pietro è tutto qui. «Ieri - ha detto - ho espresso solidarietà umana a Berlusconi. Oggi esprimo solidarietà totale, mia e del partito, alle persone condannate a morte da Cicchitto. A morte, sì, perché questo è il primo passo per la criminalizzazione». Parole che giustificano luscita dei deputati pdl mentre in pochi, tra i quali Laboccetta, sono rimasti in Aula per gridare: «Vergognati! Vergognati!».
Ma cosa resta, oltre allennesima trasformazione della Camera in campo di battaglia? Il segretario del Pd Bersani aveva una chance, lha buttata via. «Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare lincendiario e che cominci un gioco di criminalizzazione», ha replicato.
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