Bagdad, camion-bomba contro moschea sciita. E' strage: 75 morti e 200 feriti

Ancora una strage nella capitale: l'ordigno esploso all'uscita dei fedeli sciiti. Sferrata l'offensiva contro la roccaforte dei terroristi a nord di Bagdad, 10mila uomini in azione. Ripresi i combattimenti a Nassiriya

Bagdad, camion-bomba contro moschea sciita. E' strage: 75 morti e 200 feriti

Bagdad - Si è ulteriormente aggravato, salendo ad almeno 75 morti e duecento feriti, il bilancio ancora provvisorio dell’attentato contro la moschea sciita di al-Kholani a Baghdad, situata nel centrale quartiere di Sinak. Accanto al tempio era stato lasciato in sosta un camion carico di esplosivo, che è stato fatto saltare in aria a distanza. L’intera zona è stata avvolta da una spessa coltre di polvere e fumo nerastro. Si è trattato dell’ennesima rappresaglia incrociata nella sanguinosa faida tra estremisti sciiti e sunniti, ulteriormente precipitata dopo il nuovo attacco dinamitardo della settimana scorsa contro il mausoleo sciita di al-Askari a Samarra, 120 chilometri a nord della capitale, già colpito nel febbraio dell’anno scorso, quando ne fu distrutta la celebre Cupola d’Oro.

Offensiva contro al Qaida: 10mila uomini attaccano Baquba Truppe americane e forze governative irachene hanno lanciato un attacco su vasta scala contro Baquba e i dintorni per annientare le cellule di al-Qaida annidate nella zona, roccaforte della guerriglia: lo ha annunciato il Comando Usa, secondo cui all’operazione, denominata in codice Arrowhead Ripper, partecipano diecimila uomini, appoggiati da elicotteri da combattimento e da blindati Bradley e Strykers, e dotati inoltre di copertura aerea: almeno 22 integralisti sono comunque stati uccisi già nelle prime ore dell’offensiva. Baquba, situata una sessantina di chilometri a nord-est di Baghdad, è capoluogo della provincia di Diyala, una delle più instabili e pericolose dell’intero Iraq.

Ripresi i combattimenti a Nassiriya Dopo una breve pausa durante la mattinata, a Nassiriya sono tornati a divampare i combattimenti tra unità scelte della polizia irachena e guerriglieri dell’Esercito al-Mahdi, la milizia personale dell’imam radicale sciita Moqtada al-Sadr, in corso ormai da domenica sera. Lo hanno riferito testimoni oculari, secondo cui la battaglia è ripresa in seguito al fallimento dei nogoziati che rappresentanti dei contendenti avevano avviato per trovare una soluzione di compromesso. Gli scontri, a quanto sembra, erano iniziati quando i poliziotti avevano attaccato un ufficio dei seguaci di Sadr in reazione a un’aggressione contro il capo delle forze dell’ordine cittadine, rimasto ferito. Da allora il bilancio delle ostilità ammonta ad almeno 23 morti e 110 feriti. Nassiriya, 360 chilometri a sud-est di Baghdad, fino al 2 dicembre scorso era quartier generale del contingente italiano di stanza in Iraq.

Agguato in Kurdistan: 5 morti Un commando armato ha preso d’assalto militari curdi uccidendone cinque, nel nord dell’Iraq, nella provincia autonoma del Kurdistan, mentre i questi viaggiavano verso Baghdad dove si sarebbero uniti alle forze governative. Un portavoce della milizia autonoma dei Peshmerga, da cui proviene la gran parte dei militari curdi parte nell’esercito iracheno, ha reso noto inoltre che 15 soldati sono rimasti feriti nell’attacco sferrato ieri nei pressi della città di Tuz Khurmato.

L'Onu: 5 milioni di profughi in cinque anni Il numero globale dei profughi è aumentato per la prima volta negli ultimi cinque anni, soprattutto a causa delle violenze in Iraq. Alla fine dello scorso anno erano 9,9 milioni i profughi, con un incremento del 14% rispetto agli 8,7 milioni registrati nel 2005, stando al rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Si tratta della cifra più alta dal 2002, quando il numero dei profughi toccò i 10,6 milioni. L’Unhcr indica nelle violenze in Iraq la principale causa di tale incremento: alla fine del 2006 sono stati oltre 1,5 milioni gli iracheni costretti a fuggire e a cercare riparo nei paesi vicini, soprattuto Siria e Giordania. Tuttavia, il gruppo più numeroso di profughi rimane quello degli afgani, con 2,1 milioni di persone costrette a vivere fuori dal loro paese. Dopo afgani e iracheni, figurano i 686.000 profughi sudanesi, i 460.000 somali e circa 400.000 profughi provenienti rispettivamente da Congo e Burundi.

Il numero totale dei profughi non comprende i 4,3 milioni di palestinesi presenti oggi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza e gestiti da un' apposita agenzia Onu (Unrwa). Se si sommano le due cifre, sono oltre 14 milioni i profughi e rifugiati di tutto il mondo. Cifra che non comprende i circa 24,5 milioni sfollati interni.

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