Fausto Biloslavo
Le truppe irachene hanno sventato un attentato allambasciata italiana a Bagdad, grazie a informazioni raccolte dallintelligence americana, e hanno arrestato i cinque sospetti terroristi che stavano preparando lattacco. Lo ha rivelato ieri il comando Usa, mentre le autobombe uccidevano altri cinquanta iracheni.
Secondo gli americani «il 15 novembre scorso, durante unoperazione di rastrellamento, il primo battaglione della seconda brigata irachena ha arrestato cinque membri di una cellula, che stava pianificando un attacco allambasciata italiana a Bagdad». Il 15 novembre era un martedì. Lo stesso giorno il ministero della Difesa iracheno aveva rilasciato un comunicato in cui parlava di un rastrellamento nella capitale, che aveva portato allarresto di una settantina di sospetti. In questo contesto gli iracheni avevano sottolineato che era stata smantellata una cellula di terroristi pronti a uccidere «lambasciatore di un Paese amico». La soffiata sulla cellula sarebbe arrivata allintelligence americana: sembra che il piano prevedesse un vero e proprio attacco, forse suicida e con autobombe, alla nostra ambasciata. Oltre allarresto dei cinque sospetti, gli iracheni hanno sequestrato «due veicoli che i terroristi volevano utilizzare nellattentato».
Lambasciata si trova a Waziryah, un quartiere della capitale adiacente a quello di Adhimya, roccaforte sunnita, dove ogni sera giungono echi di sparatorie. Proprio nel quartiere sunnita sarebbero stati arrestati i componenti della cellula pronta ad attaccare lambasciata. Secondo fonti de il Giornale a Bagdad, arrivano spesso segnalazioni di minacce rivolte alla nostra sede diplomatica, di cui almeno una al mese appare attendibile. Negli ultimi tempi, però, gli allarmi parlavano soltanto di possibili rapimenti di giornalisti italiani o di personale diplomatico del nostro Paese. Da un anno a questa parte non era giunta alcuna segnalazione precisa su un attacco, per di più kamikaze. Invece, secondo gli allarmi più recenti la cellula terroristica che sarebbe stata pronta a entrare in azione con un sequestro era composta da siriani legati alla nebulosa della guerriglia irachena. Non a caso già da qualche tempo il nostro ambasciatore a Bagdad, Gian Ludovico De Martino, ha trasferito la sua residenza nella super fortificata zona verde, dove hanno sede il comando americano, lambasciata Usa e altre delegazioni diplomatiche. La nostra ambasciata invece è rimasta a Waziryah, considerata «zona rossa», dove è stata molto rinforzata con difese attive e passive. Ma nonostante lo stato dallerta, è già stata attaccata sei volte, con colpi di mortaio o razzi, che hanno provocato vittime soltanto fra gli iracheni allesterno.
Bisogna anche tener conto che a 400 metri dalla sede diplomatica cè un bunker militare iracheno, altro obiettivo privilegiato. Anche ieri unautobomba è esplosa vicino a una stazione di rifornimento a un chilometro circa dallambasciata. Lesplosione, avvenuta alle 11.45 ora locale, era diretta apparentemente contro una pattuglia di soldati Usa, rimasti illesi. Ne hanno invece fatto le spese i passanti iracheni.
Dopo il venerdì di sangue anche ieri è stata una giornata di odiose stragi. Unautobomba è esplosa nella piazza del mercato di Dyala, nella zona sud-est della capitale. Lattentato, avvenuto alle 10 locali, ha seminato morte e distruzione in mezzo ai civili iracheni che affollavano il mercato per gli acquisti del primo giorno lavorativo della settimana musulmana. Nella strage sono morte almeno quindici persone e una ventina sono rimaste ferite.
A Baquba, a nord di Bagdad, un kamikaze al volante di unauto carica di esplosivo si è lanciato contro un funerale. Come è usanza in Irak, i parenti ricevono le condoglianze sotto una tenda aperta al pubblico.
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