Baglioni: "Conquisto i Moccia-boys con la canzone che ho odiato di più"

Il cantautore fa scattare l'operazione "Questo piccolo grande amore". La confessione: "Mi scocciava molto suonare quel pezzo nei concerti"

Baglioni: "Conquisto i Moccia-boys con la canzone che  ho odiato di più"

Roma - È tornato Claudio Baglioni, quello vero, luccicante antidoto a Moccia e ai suoi derivati. Il cantautore che osò sfidare Lucio Battisti, gli anni di piombo e i Cugini di Campagna a forza di indimenticabili passerotti e lampade a Osram cala l’invincibile armata: cd, film, tournée e libro sul concept Q.P.G.A., acronimo di Questo Piccolo Grande Amore, l’album-icona (c’era persino il fumetto) del 1972. Impossibile sfuggire. Obiettivo riappropriarsi in tempo utile del mercato dei giovani. Quelli che adorano lucchetti e graffiti sui muri. Quelli che muovono il mercato anche se la musica la scaricano e basta. Un’operazione mirata, come dimostra il logo del maxiprogetto con quel bell’anello sul muro che ricorda tanto qualcosa. «Vi presento la mia personale scritta sul muro - annuncia Baglioni - di queste cose, lo sapete, io me ne intendo». Poco male per uno degli antesignani del Federico.

Partiamo dal doppio cd, Q.P.G.A 2008 distribuito dalla Sony Bmg in uscita a ottobre. Previsto il recupero del master originale con il materiale non inserito nell’album dell’epoca (nacque come doppia opera rock ma divenne un lp di buon pop). La storia d’amore con la futura moglie Paola passa dunque da 15 canzoni legate tra di loro a suite riarrangiata da 36 pezzi, anche se molti sono frammenti di pochi secondi.

Baglioni è a un bivio e festeggia il sogno di una vita facendo outing: «Ho fatto pace con questa canzone al quale devo tutta la mia popolarità. Mi scocciava ogni volta cantarla perché sapevo che la gente se lo aspettava, era come se il resto non contasse. Ora con orgoglio la dedico ai giovani di oggi».

E invece il resto è una carriera gloriosa e album anche migliori nel suo genere come Sabato Pomeriggio e Solo. «La verità è, come molti, sognavo di fare il cantautore più che altro per rimorchiare. Prima di diventare famoso mi spedirono a un festival in Polonia, divenni improvvisamente una celebrità, così ogni sera ricevevo omaggi floreali e in natura da parte delle ragazze. Al ritorno cominciai a scrivere i brani di Questo Piccolo Grande Amore, ma mi sentivo un carbonaro, la casa discografica non credeva granché nel progetto e nel singolo (doveva essere solo un buon lato B). Poi arrivò dritto dritto al secondo posto in classifica».

Cd e film sono legati intimamente. Questo Piccolo Grande Amore, in uscita l’11 febbraio, riprende la storia così com’è senza attualizzarla: colpo di fulmine, storia d’amore e fine sotto le note della nuova canzone Niente più. Siamo nel 1968 a piazza del Popolo nel bel mezzo di lacrimogeni e figli dei fiori che contestano capitalismo e guerra in Vietnam. La voce narrante e cantante è quella di Baglioni: «È la storia di gente che vola - racconta -, tra il 1970 e il 1971 sembrava che tutti avessero vent’anni e si passava il tempo a sognare. In quell’ambito racconto una storia d’amore che non dura per tutta la vita ma te la cambia per sempre». Baglioni e il Sessantotto però non sono mai andati a braccetto «Non l’ho fatto. Io di quell’epoca ricordo solamente una manata in fronte all’università...».

E arriviamo al concerto, «un’opera pop multimediale» che parte con la canzone del secolo (così l’hanno votata i telespettatori di Raiuno), va avanti con l’album rivisitato e finisce con la gran festa «Altri Amori» dove troveranno spazio i lenti del miglior Baglioni. Nell’amarcord trovano posto gli infallibili Amore Bello, Io me ne andrei e Sabato Pomeriggio. La mini tournée parte il 12 novembre dall’Allianz teatro di Milano, arriva a Roma il 26 al Gran Teatro e si chiude al Palapartenope di Napoli l’8 dicembre. Poi si prosegue nel 2009.

Infine il romanzo Questo piccolo grande amore, l’esordio dello stesso Claudio Baglioni, edito da Mondadori e previsto in libreria per i primi

di novembre. La storia romanzata del primo lp-concept. Tutto, o quasi, sul manifesto delle intermittenze del cuore di tante generazioni di innamorati italiani. Diciotto milioni di copie vendute lo stanno a testimoniare.

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