(...) piacerà... per il ruolo che ha ricoperto e come lha ricoperto in questi anni credo non sia la persona più giusta per Genova». Don Farinella parla di «nomina-premio» che non tiene conto delle «esigenze della città». Insomma il fatto di essere stato il numero uno dei cappellani militari in Italia diventa per don Farinella un «peccato originale» incancellabile. Ma, daltra parte, don Farinella non ha mai fatto mistero di ciò che pensa di chi imbraccia un fucile: soprattutto se ha addosso una divisa e magari si trova a rischiare la vita per garantire una pace ai derelitti nei Paesi più devastati nel mondo come Kossovo, Bosnia, Irak. Il suo giudizio finale è uninsindacabile condanna a priori. Quasi - viene proprio da dire - una dichiarazione di guerra.
Ma se la pungente «scomunica» è già stata pronunciata, meno male che a difendere monsignor Bagnasco arriva la parola di don Andrea Gallo, pacifista nei fatti oltre che nelle parole. E più che disponibile con gli interlocutori. «Cosa dico al mio amico Farinella? Quando fu nominato il vescovo di Olinda Recife, Dom Helder Camara, pure lui ordinario militare delle forze armate, in molti pensarono forse come adesso fa don Paolo - dice don Gallo -. Poi dom Camara cominciò dagli ultimi, andò nelle baracche, addirittura lasciò il suo bel palazzo vescovile e andò a vivere in un appartamento in mezzo al quartiere più popoloso, in mezzo alla gente. E fece talmente tanto per la gente che nessuno lo potrà mai dimenticare». Don Gallo prosegue, cordiale come sempre: «Io credo che si debba fare una premessa: la Chiesa diocesana, per come è organizzata, ha bisogno di un vescovo. E io allora dico benedetto chi viene nel nome del signore. Intanto bisogna accogliere il pastore, perché un corpo senza capo non può vivere... poi magari occorre chiedergli che cominci dagli ultimi». Poi aggiunge: «Io credo che monsignor Bagnasco per lesperienza che ha proprio come ordinario militare sia più in grado di altri di capire la necessità a lesigenza che tutti abbiamo di pace».
È sempre disponibile don Gallo e parla anche di sé e dei suoi rapporti non senza spine con i vertici ecclesiastici. «Sono 47 anni che sono prete e questo sarà il quinto vescovo che ricevo... sa che nessuno mi ha mai nemmeno dato unammonizione? Sì io parlo e vengo ripreso, ma sempre con un abbraccio fraterno e sono pronto ad essere corretto dal mio vescovo tutte le volte che succederà. Tutti dobbiamo ascoltare e il vescovo, sì, deve ascoltare anche lui. Ascoltare tutti e non solo certi gruppi».
Insomma il nuovo arcivescovo di Genova, se sarà, come per monsignor Angelo Bagnasco, troverà ad attenderlo una città fatta di tante voci. Speriamo che in molti, anche tra coloro che vestono la tonaca, sappiano non essere prevenuti.
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