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Bahrein, il governo fa scattare il coprifuoco

Cinque morti negli scontri. Proclamato lo stato di emergenza per tre mesi. La decisione all’indomani dell’arrivo delle truppe straniere nel paese, mille soldati sauditi e 500 poliziotti degli Emirati Arabi. Vietate tutte le manifestazioni dalle quattro del pomeriggio alle quattro del mattino

Bahrein, il governo fa scattare il coprifuoco

Manama - Certamente il Bahrein non è la Libia, né l'Egitto o la Tunisia. Sia per dimensioni, sia per caratteristiche socio-politiche. Eppure il "vento della rivolta" che negli ultimi mesi ha sconvolto il Nord Africa è arrivato anche in questo piccolo staterello del Golfo Persico, dove da settimane va avanti la protesta di piazza: dapprima si chiedevano "solo" riforme sociali, poi si è alzato il tiro. L'obiettivo, ora, è far cadere la dinastia al potere e un nuovo governo che cambi rotta. A chiederlo, con sempre maggiore insistenza, è la maggioranza sciita del Paese (il 90%). Re al-Khalifa ha tardato molto prima di rispondere alle richieste del suo popolo. Quando lo ha fatto è prevalsa soprattutto la linea dura: repressione. Ormai il territorio è completamente militarizzato. E, cosa ancor peggiore per l'opposizione, a garantire l'ordine pubblico sono arrivati soldati stranieri. Non mercenari ma militari dell'Arabia Saudita e poliziotti degli Emirati Arabi. Poco meno di duemila uomini (200 mezzi), pronti a tutto. Un "aiuto esterno" per evitare che la rivolta spazzi via tutto. Re Hamad bin Isa al-Khalifa ha proclamato lo stato di emergenza dando mandato, al comandante in capo delle Forze di Difesa, di utilizzare ogni mezzo per sedare la rivolta. Incluse le forze straniere.

Coprifuoco a Manama Le autorità del Bahrein hanno imposto il coprifuoco a Manama a partire dalle 16.00 locali (le 18.00 in Italia) alle 4.00 di domattina (le 6.00 in Italia). Lo riferisce la tv panaraba al Arabiya con una scritta in sovrimpressione.

Cinque morti negli scontri E' di almeno cinque morti - due poliziotti e tre manifestanti - il bilancio degli scontri di questa mattina nel centro di Manama, dopo che la polizia ha cercato di sgomberare il sit-in di Piazza della Perla. Lo rende noto una fonte dell’opposizione del Bahrein citata dalla tv araba al-Jazeera. Secondo la stessa fonte, alcune centinaia di manifestanti sono rimasti feriti nella carica delle forze dell’ordine, intervenute in assetto antisommossa per porre fine alla protesta iniziata il 19 febbraio contro il governo e per chiedere riforme. I poliziotti sono arrivati questa mattina su pullman e blindati e hanno lanciato lacrimogeni prima di caricare i manifestanti nel tentativo di sgomberare la piazza. Secondo fonti ufficiali, tra le vittime degli scontri ci sarebbero anche due poliziotti.

Ospedali presi d'assalto Uno dei principali ospedali di Manama è stato attaccato da agenti di polizia, mentre gli accessi di un altra clinica sarebbero stati bloccati per evitare che potessero esser soccorsi i feriti dell’assalto, condotto all’alba contro l’accampamento di manifestanti. Lo riferiscono alcuni testimoni oculari citati dall’agenzia pan-sciita Abna, basata in Iran, che sul suo sito multilingue (www.abna.ir) mostra alcune foto - la cui veridicità non è confermata - dei feriti e della piazza investita dal fumo dei gas lacrimogeni sparati dalle forze di sicurezza di Manama.

Religiosi e dignitari sciiti contro legge marziale Dignitari e religiosi sciiti hanno preso posizione contro la legge marziale instaurata dal re. In particolare il più consistente gruppo d’opposizione di musulmani sciiti, il Wefaq, ha affermato: "Non possiamo più fare nulla. L’esercito ora controlla tutto. Condanniamo questa situazione e chiediamo alla comunità internazionale di assumere le proprie responsabilità". Dal canto loro, alcuni dignitari sciiti hanno emesso un comunicato nel quale chiedono alla comunità internazionale e al mondo musulmano di impegnarsi per evitare "un massacro" nel regno contro il popolo sciita, solo perché chiede il rispetto dei suoi diritti".

Gli Usa: serve dialogo Dal Cairo è intervenuta il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, chiedendo all’Arabia Saudita di impegnarsi per il dialogo e per contribuire a trovare una soluzione pacifica alla situazione di instabilità che si è creata in Bahrein. La Clinton ha chiesto poi alle autorità del Bahrein di "prendere ora dei provvedimenti" e trovare una soluzione politica alla crisi nel regno.

Marcia davanti all'ambasciata saudita Ieri migliaia di manifestanti sciiti si sono messi in marcia verso la sede dell’ambasciata saudita nella capitale dell’arcipelago indipendente del Golfo. I dimostranti hanno inscenato proteste anti-governative contro la monarchia della casata sunnita dei Khalifa, denunciando "l’occupazione militare da parte delle truppe saudite.

Stato d'emergenza per tre mesi Mentre dentro e fuori dal Paese infuriano le polemiche sull’invio di forze militari straniere nel piccolo emirato, in particolare dall’Arabia Saudita, il re ha proclamato lo stato di emergenza per tre mesi.

L'Ue: rispettare diritto di riunione L’Unione europea ha rivolto un appello alle forze di sicurezza in Bahrein "perché rispettino i diritti umani e le libertà fondamentali, incluso il diritto di riunirsi liberamente e pacificamente". Lo ha detto Maja Kocijancic, portavoce dell’Alto commissario per la politica estera Ue, Catherine Ashton, rispondendo alle domande dei giornalisti oggi a Bruxelles.

Pentagono non avvisato Molti pensano che dietro ciò che sta accadendo nel bahrein vi sia lo "zampiono" degli Stati Uniti.

Ma il Pentagono smentisce e fa sapere che non era stato avvisato dell’intervento militare da parte di truppe saudite "o del Consiglio di cooperazione del Golfo".

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