Le balene hanno i sentimenti e si innamorano come gli uomini

Eleonora Barbieri

Moby Dick innamorata. Come gli umani e, forse, di più. Le balene cantano, soffrono, parlano fra loro. E sono dei giganti sentimentali, che hanno cominciato ad amare molto prima degli uomini, trenta milioni di anni fa.
La scoperta si deve a Patrick Hof e Estel Van der Gucht, una coppia di scienziati del Consortium in Evolutionary Primatology di New York, che hanno trascorso gli ultimi quindici anni a studiare il cervello delle balene. All’inizio - ha spiegato Hof all’Independent on Sunday, anticipando la pubblicazione della ricerca sul numero di gennaio di The Anatomical Record - i due erano soltanto curiosi di indagare la mente di questi enormi mammiferi. Non si aspettavano di trovarsi di fronte ad alcune piccole cellule, di forma affusolata, dall’aspetto straordinariamente familiare: sono le stesse che consentono agli uomini e ai grandi primati di provare emozioni e, anche, di amare.
Fino ad ora, queste cellule erano considerate un’esclusiva di uomini e primati. I quali, però, si devono rassegnare: non solo non sono gli unici a provare sentimenti, ma le balene, in campo amoroso, possono vantare persino più esperienza. La loro capacità di amare, infatti, è molto più antica di quella degli umani, perché risale a trenta milioni di anni fa: secondo le stime degli esperti, esattamente il doppio. Le cellule scoperte sono proprio quelle che, nel cervello umano, regolano le emozioni e, allo stesso tempo, favoriscono lo sviluppo dei rapporti sociali. Amicizia, affetto, amore sono sentimenti che anche i mammiferi del mare possono sperimentare: anche perché, secondo i ricercatori, il numero di cellule presenti nel cervello dei cetacei sarebbe tre volte superiore a quello che la natura ha concesso agli umani. Gli scienziati hanno anche scoperto che tutti i grandi cetacei sono amanti potenziali. Sono sentimentali le balenottere e i capodogli e, nonostante la fama, le orche. E si amano anche le megattere, una specie di balene medie (sono lunghe circa quindici metri) famose per le loro doti canore. Le prime canzoni delle megattere, infatti, sono state origliate dagli studiosi australiani oltre trent’anni fa e, da allora, le sinfonie delle balene sono diventate uno dei campi di ricerca più affascinanti. Anche perché il motivo del loro canto rimane misterioso: secondo alcuni è un modo per impartire ordini durante la caccia, secondo altri, invece, un romantico corteggiamento sott’acqua. L’aria «espirata» dalle balenottere azzurre, i giganti del pianeta (con le loro 150 tonnellate di peso, una sola equivale a trenta elefanti), crea onde sonore proporzionate alle loro dimensioni: così profonde e intense da attraversare l’oceano e, allo stesso tempo, dalla frequenza così bassa da non poter essere udite dall’orecchio umano. Canti che durano minuti, o giorni interi.
Per gli scienziati, l’amore delle balene è comunque un mistero: «Non possiamo ancora giudicare se sia come quello che nasce fra gli uomini - avvertono gli scienziati -. Non conosciamo ancora la natura dei loro sentimenti». Le cellule, però, sono state individuate nella stessa area del cervello che, nell’uomo, regola le funzioni emotive, come l’organizzazione sociale, l’empatia, la conversazione, l’intuito, l’istintività. Le balene comunicano fra loro, soprattutto per organizzarsi durante la caccia. Quando un componente della famiglia muore, i parenti soffrono.

Per Hof, il prossimo passo è inseguirle lungo gli oceani, per capire qualcosa di più del loro amore misterioso. E, poi, tentare una nuova strada: il cervello degli elefanti. Grande abbastanza per riservare qualche sorpresa.

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