«Banca Mediolanum tra le prime 5 nel retail»

Mediolanum ha chiuso il 2010 con un utile netto di 224 milioni. Il risultato, in crescita del 3% rispetto all’anno precedente, è «nettamente migliore delle previsioni - sottolinea l’amministratore delegato Ennio Doris - rilanciando l’obiettivo di trasformare il gruppo in «una delle prime cinque banche retail» del Paese entro il 2020. La sfida è rivolta a Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte Paschi, Ubi Banca e Banco Popolare, ma Mediolanum non prevede «alcuna acquisizione». Anche per questo il gruppo controllato dalla famiglia Doris e da Fininvest sarà tra le poche realtà dell’industria del credito nazionale a non chiedere agli azionisti di coprire aumenti di capitale. Al contrario i soci riceveranno un dividendo di 0,155 euro per azione (0,150 euro del 2009). Dopo l’acconto di 0,085 versato a novembre il saldo sarà di 0,070 euro. «Non abbiamo bisogno di chiedere capitali. Sia come compagnia di assicurazioni per Solvency 2, sia come banca per Basilea 3 sopra i parametri richiesti a regime», prosegue Doris.
I risultati 2010 sono pro-forma perché non considerano l’effetto dell’alienazione dei titoli Lehman Brothers: l’operazione si è conclusa con un costo di 84,7 milioni interamente sostenuto da Doris e Fininvest. L’utile netto del solo quarto trimestre ha superato i 70 milioni mentre, per quanto concerne le controllate, Banca Esperia (la joint venture con Mediobanca specializzata nel private banking) ha aumentato le masse amministrate del 14% a fronte di utile di 1,4 milioni, il braccio spagnolo è passato in attivo mentre quello tedesco ha perso 11,4 milioni, dopo svalutazioni per 7,4 milioni.
Quali sono stati i fattori che hanno spinto i conti del 2010?
«L’incremento delle masse amministrate (+14% a 45,8 miliardi) e la forte raccolta netta, con cui abbiamo stracciato la concorrenza, ci hanno permesso di più che compensare il previsto calo dell’interest spread, derivante dai ridotti tassi di interesse, e le commissioni di performance meno effervescenti rispetto al passato. Un grande contributo è stato inoltre assicurato dal Conto Freedom che dal 2009 ha raccolto 6,5 miliardi».
Come sta andando l’esercizio in corso, quali obiettivi ha Mediolanum?
«La priorità resta diventare la prima banca dei nostri clienti, sfruttando il vantaggio competitivo di poter unire i costi delle banche online e i servizi di quelle tradizionali. Quanto ai conti, prevediamo un business in crescita, con un miglioramento dell’interest spread e delle commissioni di gestione, a meno che non si verifichi qualche turbolenza inaspettata sui mercati».
Quali sono i prodotti più richiesti?
«Sul totale delle nostre masse il 52% è rappresentato da fondi azionari, seguiti da flessibili per il 22% e da monetari e obbligazionari (26%). Grazie al fatto che la metà dei nostri flessibili è di natura azionaria, il peso dell’equity sale però ulteriormente. Il merito è dei nostri family banker che hanno aiutato i clienti di Mediolanum ad avvicinarsi alle scelte degli investitori dei Paesi, come gli Stati Uniti, più avanzati sotto l’aspetto della cultura finanziaria».


Da consigliere di Mediobanca, come legge lo guerra in corso al vertice delle Generali?
«In Mediobanca c’è un clima ideale, i soci francesi si sono sempre comportati molto bene. E in Generali ci sono tante persone di buon senso, che alla fine sapranno trovare la quadra».

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