Banca del Sud, Giulio ci riprova. Draghi scettico

Giulio Tremonti si appella ai deputati. Sarà ripresentato l’emendamento alla Finanziaria per l’istituzione della Banca del Mezzogiorno. «E vi prego - dice il ministro dell’Economia - votatelo, cerchiamo di portarlo avanti. Qualcuno dice che non funziona, ma almeno proviamoci, non c’è mai stato strumento più efficace per il Mezzogiorno». Tremonti parla alla commissione Bilancio della Camera mentre - a poca distanza - il governatore di Bankitalia Mario Draghi pronuncia il suo intervento sull’economia meridionale, e dice: «Nascono nel Sud tante nuove banche quante nel resto d’Italia, tenuto conto dei diversi pesi economici». Il governatore di Bankitalia non parla esplicitamente della banca tremontiana per il Sud, ma il riferimento appare obbligato. «I nostri dati - aggiunge Draghi - mostrano che non ci sono divergenze marcate nell’andamento del credito bancario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno». I prestiti alle famiglie, rallentati dappertutto, crescono di più al Sud, mentre i prestiti alle imprese e i tassi d’interesse hanno avuto «dinamiche simili» nelle due aree. La cosa più importante, sottolinea il governatore, è che le banche valutino e selezionino il credito, con «prudente lungimiranza».
Insomma, sulla questione del credito nel Mezzogiorno, ministro e governatore hanno idee diverse. Draghi vede l’istituto come un «in più», Tremonti non demorde. Cerca ancora di inserire la Banca del Sud, varata con un apposito disegno di legge, nel testo della legge finanziaria. Ci ha provato al Senato, senza successo; ora ripropone l’emendamento alla Camera.

Rispetto al quadro disegnato da Draghi, la Confcommercio espone una situazione diversa: il 32% delle piccole e medie imprese meridionali rileva una riduzione del credito, il 24,9% un peggioramento della durata temporale del credito, il 31,1% un aggravamento dei costi dell’istruttoria. Tuttavia, la maggioranza delle imprese meridionali è fiduciosa di poter superare il momento difficile.

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