«Banca Ubae procede al meglio». I commissari straordinari, Corrado Casalino e Attilio Zimatore, ci tengono a precisarlo. La procedura di amministrazione straordinaria, decisa da Bankitalia e dal Tesoro poco più di un mese fa, è legata alla crisi libica e non a una situazione di default.
Listituto, partecipato al 67,5% dalla Libyan Foreign Bank e al 10,8% da Unicredit, e attivo nellassistenza creditizia alle imprese che operano nel bacino del Mediterraneo, nel Golfo Persico e nel subcontinente indiano, versa in eccellenti condizioni di salute. Al 31 marzo scorso sia lattivo che gli impieghi superavano i 3,5 miliardi di euro mentre lutile netto si è attestato a quota 5,3 milioni.
Il provvedimento di Bankitalia, ha rilevato Zimatore, è «unapplicazione intelligente del Testo unico bancario a un diverso contesto» considerato che il consiglio di amministrazione era stato congelato a seguito delliniziale provvedimento di gestione provvisoria determinato dalla nota risoluzione Onu. Casalino, una carriera manageriale tutta allinterno dellIstituto San Paolo, ha rilevato che lunico vero impatto della crisi libica è «una prevedibile riduzione del giro daffari in Libia perché la banca assiste lexport, ed in una situazione di guerra civile inevitabilmente le attività industriali e commerciali si fermano».
Il Paese nordafricano pesa per circa il 25% sullattività di intermediazione, svolta per lo più al servizio di società di engineering e di imprese che vogliono espandersi allestero.
In ogni caso, prosegue Casalino, «la banca è liquida perché la Libia è uno stato liquido e i depositi presso le banche internazionali sono rilevanti». In Ubae, infatti, il governo di Gheddafi detiene conti per 1,5 miliardi di euro. «Sono somme che vengono gestite con attenzione, il congelamento, disposto dallOnu, ha subordinato la gestione a vincoli di utilizzo molto precisi, ma sono denari che vengono amministrati al meglio», conclude.
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