Senza appigli, senza paracadute. Ora dopo ora, giorno dopo giorno, lo smottamento dei mercati finanziari va assumendo proporzioni paragonabili solo a quelle viste nelle fasi più acute della Grande recessione. È una fuga disordinata, da«si salvi chi può»,quella degli investitori. Incuranti degli appelli alla calma, insensibili al coro di voci autorevoli che ieri cercavano di rassicurare sulla bontà delle misure prese da Italia e Spagna per rimettere in ordine i conti. Niente da fare: la tempesta è continuata, ovunque, con il martello delle vendite ad appiattire le quotazioni, a piegare gli indici.
Tutte giù per terra, le Borse: a cominciare da Milano, ancora una volta la peggiore (-2,53%) tra raffiche di sospensioni per eccesso di ribasso e titoli, soprattutto i finanziari, in caduta libera. Oggi la somma delle capitalizzazioni (il valore borsistico) delle principali banche italiane, ovvero Unicredit, Intesa Sanpaolo,Ubi,Mps,Banco Popolare e Bpm è sceso a 53,6 miliardi di euro, ovvero la metà di quanto valeva la sola Unicredit ai tempi (2007) della fusione con Capitalia. Ma se l’Europa ha polverizzato circa 100 miliardi di euro in una sola seduta tornando ai livelli di 11 mesi fa, è segno che la disfatta è stata ancora una volta collettiva: -0,97% Londra, -1,82% Parigi, - 2,26% Francoforte al,- 2,18% Madrid. Male perfino Wall Street, dove un tuffo sotto i 12mila punti del Dow Jones (-1,5% a un’ora dalla chiusura)ha«salutato » il via libera definitivo del Congresso all’accordo di compromesso sul debito Usa. Quasi una beffa, se solo si pensa che fino a qualche giorno le incertezze sull’intesa anti- default venivano considerate una spada di Damocle sospesa sui mercati. E invece, no.
Resta questa cappa plumbea da estate troppo surriscaldata. Al punto che la Bce potrebbe cambiare rotta, rinunciando ai rialzi dei tassi già messi in canna. Servivano per combattere l’inflazione, ma ora il nemico è un altro. È la crisi di fiducia che travolgere i mercati azionari e i Quasi parole in fotocopia quelle di Angel Gurria,numero uno dell’Ocse: l’Italia non ha bisogno del sostegno estero per finanziare il suo debito e «perciò sta bene. Ha il deficit sotto controllo, ha i conti pubblici sotto controllo. Sta facendo le cose giuste e prendendo le giuste decisioni ». Eppure, l’attacco ai nostri titoli di Stato continua: lo spread tra Btp e bund tedesco è balzato ieri fino a un picco massimo di 385 punti (nuovo record), prima subire un leggeroassestamentoinserata. Così non va. E non va bene per i rendimenti sui Btp decennali, che hanno toccato il 6,25%, un livello che non si vedeva dal 1997. E quelli spagnolisonoarrivatial6,46%. Diquesto passo, non si può escludere che Italia e Spagna raggiungano la soglia del 7%, la stessa percentuale che aveva costretto Grecia, Irlanda e Portogallo a lanciare l’sos a Ue, Fmi e Bce.
Ora l’attenzione dei mercati si sposta su quanto dirà oggi pomeriggio il premier Silvio Berlusconi alle Camere sulla crisi in atto, mentre la lente della Consob si è posata su Deutsche Bank. Motivo: capire perché l’istituto si è sbarazzato di Btp per 7 miliardi di euro, cioè il 90% dei titoli italiani in portafoglio.
La risposta tedesca, resa nota dal sottosegretario all’Economia, Bruno Cesario: abbiamo riequilibrato l’esposizione al debito italiano ai valori storici, dopo che con l’acquisizione di Postbank, avvenuta a fine 2010, si era registrato un picco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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