«Ma le banche italiane sono le più forti»

Passera: «Sono le più solide per resistere al crac finanziario». Fiducioso O’Neill (Goldman Sachs): «Siamo più vicini alla fine che all’inizio del tunnel».

nostro inviato a Cernobbio

L’epidemia dei mutui subprime è violenta e, secondo alcune diagnosi, potrebbe imperversare per altri 18 mesi, ma l’Europa ha maggiori anticorpi per affrontarla. Corrado Passera, che siede alla guida di Intesa Sanpaolo, lancia un segnale di ottimismo. Sottolinea la «maggiore facilità» dimostrata dal Vecchio continente, e in particolare dall’Italia, davanti alla crisi che ha costretto gli Usa a rianimare colossi come Bear Stearns.
Merito della fibra delle nostre banche, «più bilanciate da un punto di vista strutturale tra depositi e impieghi» rispetto alle concorrenti straniere - prosegue Passera, giunto al tradizionale appuntamento organizzato, a Cernobbio, da Ambrosetti -, anche se probabilmente l’epidemia «non ha terminato di esprimere tutti i suoi effetti». Malgrado il sole colori le sponde del Lago di Como, la giornata non è positiva per l’Italia, appena bocciata dal Fmi sul fronte della crescita. La Penisola «sta soffrendo più di altri dal punto di vista dell’export. Ha bisogno di riforme nel mondo del lavoro, la sanità e le pensioni», sintetizza il presidente di Unicredit, Dieter Rampl, dicendosi sereno sull’impatto dei subprime sul proprio gruppo. Ottimista Jim O’Neill: «Siamo più vicini alla fine che non all’inizio del tunnel», ha stimato il capo economista di Goldman Sachs, persuaso che «entro fine anno sarà finita». Simile l’analisi di Alessandro Mitrovich, numero uno di Royal Bank of Scotland in Italia e Grecia: «Il 2008 sarà brutto, ma nell’ultimo trimestre inizieremo a vedere la luce», prevede il banchiere, sottolineando come gli Istituti centrali siano al lavoro per assegnare un corretto valore ad asset oggi svenduti. Ma tra gli stucchi di Villa D’Este, i pareri all’European House divergono. Se il presidente della Fsa (la Consob britannica), Callum McCarthy, ha invitato «a non esagerare» e, soprattutto, a «distinguere in maniera netta» l’economia reale dal settore finanziario, altri sono stati impietosi. «La recessione durerà almeno altri 12-18 mesi», ha attaccato Nouriel Roubini, docente alla New York University. L’atterraggio «sarà duro» e per «mettere un fondo alla caduta» sono indispensabili «risposte a livello politico». L’America «non può aspettare le elezioni deve agire subito».
Pollice verso anche per l’Italia per cui è probabile una crescita del Pil «più vicina allo zero che all’1%», ha sostenuto Roubini, altrettanto negativo anche per Irlanda e Portogallo, così come per Spagna e Inghilterra davanti a cui si para lo spettro della recessione. Anche sulla divisione delle responsabilità non c’è unanimità: se Roubini ha criticato la Bce, il presidente di Morgan Stanley Asia, Stephen Roach, è andato all’attacco della Fed: «Sono stati fatti molti errori, in passato, da parte delle agenzie di rating e anche a livello legislativo. La Fed ha tollerato speculazioni in campo immobiliare».

È importante che il Congresso Usa riveda i poteri della Fed e «la riporti ai propri compiti», conclude Roach, secondo cui il dollaro resterà debole. Sempre più supereuro anche per l’economista Paolo Savona che non concorda con quanti a Cernobbio hanno stimato un recupero del biglietto verde pari al 10 per cento.

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