Parte la caccia di Unicredit a una delle due licenze bancarie messe a disposizione dalla Libia. A un giorno dalla scadenza dei termini per la presentazione della domanda, il presidente Dieter Rampl ha confermato linteresse ad aprire sportelli nel Paese di Gheddafi. Piazza Cordusio si contenderà le licenze con cinque istituti: Hsbc, Standard Chartered e tre banche del Golfo Persico. A suo favore giocherà il fatto di avere come primo socio il governo libico (5% del capitale): la quota è detenuta dall«arbitro» stesso della gara: la Banca centrale di Tripoli, il cui governatore, Farhat Omar Bengdara, è anche vicepresidente di Unicredit.
Nella regione, ha aggiunto Rampl, «potremo crescere nei prossimi due anni». Già lad Alessandro Profumo, aveva messo in evidenza i rapporti stretti tra i due Paesi («lItalia rappresenta più o meno il 38% dellexport libico e il 22% dellimport») e le «opportunità» offerte dal desiderio di Gheddafi di ridurre la dipendenza dal petrolio. Rampl, che ha confermato come Unicredit sia «ancora in gara» per gli sportelli tedeschi della banca svedese Seb, si è poi detto «fiducioso» sulladeguatezza del patrimonio del gruppo rispetto ai nuovi requisiti di Basilea 3. «Siamo all8,3-8,4%» di Core-Tier 1» e gli aumenti di capitale «li abbiamo già fatti». Una cosa che ricordano i soci di Unicredit come Dino de Poli, presidente della Fondazione Cassamarca, che aveva definito «disastrosa» lipotesi di una cedola ferma a 3 centesimi.
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