Banca Generali, la parola agli azionisti

L'inestricabilità del potenziale conflitto, suscettibile di ricorrere anche in altre realtà simili, sebbene non proprio identiche, solleciterebbe misure normative de iure condendo

Banca Generali, la parola agli azionisti
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Gentile direttore,

il tema del conflitto di interessi viene da diverse parti sottolineato a proposito dell'Ops di Mediobanca su Banca Generali. L'argomento principe si baserebbe sul fatto che per il lancio di un'Offerta pubblica allo studio da circa cinque anni - come, ex ore suo, ha dichiarato Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca (in foto) - si sia attesa la formazione del nuovo consiglio di amministrazione delle Generali, partecipante al 50,2% nel capitale di Banca Generali oggetto dell'Offerta, eletti in netta prevalenza secondo la lista presentata dalla medesima Mediobanca.

Ne ha scritto in maniera convincente su questo giornale Osvaldo De Paolini. Sia chiaro: una cosa è come si determinano i singoli consiglieri di cui non si mette certo in dubbio aprioristicamente l'autonomia decisionale; altra cosa sono i meccanismi societari e istituzionali che impongono un esame autonomo a prescindere da un'indagine su come voti o possa votare il componente Tizio o il componente Caio. Allora insorgono ulteriori considerazioni. Non si può disconoscere che sussista un conflitto genetico, di là del volere e della decisione dei singoli, nel caso di un consiglio di amministrazione di una società che determina di fatto gli organi di una banca controllata e che è formato sulla base di una lista presentata da un soggetto partecipante, lo stesso che poche ore dopo lancia l'Offerta per l'acquisizione della predetta banca. L'inestricabilità del potenziale conflitto, suscettibile di ricorrere anche in altre realtà simili, sebbene non proprio identiche, solleciterebbe misure normative de iure condendo.

Ma intanto? Quali potrebbero essere le modalità che depurino l'ipotesi del conflitto, posto che una nuova norma dovrebbe essere generale ed astratta e richiederebbe volontà politica e tempi necessari? Ma poiché si tratta di materia speciale anche per il contesto in cui si colloca, essa quantomeno dovrebbe essere esaminata dalle rispettive assemblee dei soggetti coinvolti e, date l'assoluta peculiarità e straordinarietà, andrebbe valutata l'ipotesi di assemblee, appunto, straordinarie. Prima ancora, occorrerebbe il parere di un'autorevole struttura di valutazione di livello internazionale.

Gli interessi concreti all'operazione dei tre intermediari finanziari e gli interessi generali del sistema - si tratta di banche e di assicurazioni sottoposte a norme speciali e a speciale supervisione - dovrebbero essere alla base di un'analisi del suddetto organismo.

In questo modo si risponderebbe alla prospettata circolarità del conflitto impiegando strumenti vigenti che pongano di fatto in primo piano la tutela degli investitori in una con la tutela del risparmio e degli interessi degli intermediari in questione, prima ancora di quella pur necessaria degli azionisti.

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