Crediti deteriorati Mps ad Amco: scoppia la grana Banca Toscana

Il giudice: manca la prova della fusione tra i due istituti

Crediti deteriorati Mps ad Amco: scoppia la grana Banca Toscana
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«Manca la prova della fusione per incorporazione di Banca Toscana in Mps». E così Amco, la banca che ha ereditato i crediti deteriorati dell’istituto senese, ormai risanato tanto da essere riuscito a conquistare il controllo di Mediobanca, si è vista respingere da un giudice di Massa la richiesta di procedere contro uno dei suoi debitori (per una cifra risibile, 55mila euro) ed è stata condannata a pagare altre 7mila euro di spese legali, come sottolinea al Giornale il legale che ha seguito il processo, Claudio Defilippi ( nella foto ). La fusione con Banca Toscana è del 2009, ma siccome gli avvocati di parte non hanno prodotto l’atto, il giudice di primo grado ha annullato il debito. «La sentenza è importante », dice l’avvocato Gianluca Bozzelli (autore di Cartolarizzazioni: manuale teorico- pratico per il giurista , Giappichelli) perché «non solo conferma l’orientamento della Cassazione che ormai dal 2021 impone di dimostrare l’effettiva titolarità del credito, ma inserisce tra le prove necessarie anche la semplice annotazione sul registro delle imprese».

Non basta dunque più l’avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale ex articolo 58 del Testo unico bancario per dimostrare la cosiddetta «legittimazione attiva», serve il contratto di cessione del singolo credito. Perché Amco non l’ha prodotto? Quali effetti potrà avere questa sentenza sul mercato degli Npl? Lo vedremo nelle prossime settimane, anche alla luce delle novità introdotte sulla riscossione dal 1 gennaio 2026 dal governo, con i ruoli sospesi in automatico per tutta la durata del procedimento e le Corti tributarie sgravate di un fardello di udienze.

Amco è la credit management company controllata al 100% dal ministero dell’Economia e delle Finanze, più volte oggetto di polemiche per il modus operandi: ha chiuso il 2024 con incassi per 1,5 miliardi e un utile netto di 29 milioni. In pancia vanta asset per 32,2 miliardi tra sofferenze (72%) e inadempienze probabili (28%). In questo business ci sono altri importanti istituti, che a volte preferiscono glissare sulle mini transazioni per evitare «pericolose » disclosure . «Nei contratti si nascondono informazioni importanti che non possono essere disvelate», ci spiega un trader esperto di Npl che preferisce rimanere anonimo, ma anche meccanismi di acquisizione a volte finanziati dalla stessa banca cedente, la presenza di fondi di investimento in paradisi fiscali, l’uso di obbligazioni a capitale garantito, strumenti finanziari di cui non si conoscono i beneficiari.

L’allarme cartolarizzazioni e le mire di manine straniere sulle case all’asta era stato lanciato dal Giornale qualche anno fa: spesso alle aste partecipano soggetti con soci in società di riscossione che spingono su interessi di mora e spese legali per annichilire il debitore e costringerlo a spogliarsi degli immobili, tanto che l’attuale ministro Fdi del Made in Italy Adolfo Urso aveva ipotizzato una norma per dare la possibilità al debitore di riscattare sia i propri debiti deteriorati sia le prime case messe all’asta attraverso una procedura concordata con la banca e a una percentuale del valore predefinita (che in media secondo Bankitalia nel 2023 oscillava tra il 18 e il 24% del valore), ma la proposta si è arenata in Parlamento.

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