Mediobanca, Mps supera l'86%

Il delisting non sarà obbligatorio. Ma Siena valuterà tutte le strade

Mediobanca, Mps supera l'86%
00:00 00:00

Mps chiude la sua offerta di acquisto e scambio su Mediobanca all'86,3% del capitale. Una soglia che è andata ben oltre le più rosee previsioni dell'amministratore delegato dell'istituto senese, Luigi Lovaglio, il quale si diceva fiducioso di poter raggiungere il 66,67% delle azioni che gli avrebbero consentito di controllare l'assemblea straordinaria. Segno di come l'adesione del mercato sia stata più che convinta, per un progetto che cammin facendo ha conquistato anche gli operatori di mercato in precedenza sostenitori del ceo dimissionario Alberto Nagel.

Con un tale risultato, almeno secondo quanto prevedono le regole di Borsa Italiana, non esiste alcun automatismo che preveda la revoca delle quotazioni di Mediobanca. Certo, Mps può ritenere che la via migliore sia quella di procedere con il delisting di Piazzetta Cuccia, per poi procedere alla fusione per incorporazione dell'istituto. Ma la strada non è così stretta da renderla l'unica via possibile. Qualora lo ritenesse Rocca Salimbeni può ripristinare un numero più alto di azioni effettivamente sul mercato (Mediobanca al momento ha un flottante ridotto al 14,7%). Anche se questa via, se fosse scelta, richiederebbe prima il passaggio di pagare per le azioni consegnate in adesione per poi ripristinare il flottante a una soglia desiderata e ritenuta in linea con la progettualità. I modi per farlo sono diversi e vanno dalla vendita sul mercato di azioni da parte di Mps, fino a una procedura di accelerated bookbuilding presso investitori istituzionali, ma anche un aumento di capitale riservato al mercato o una combinazione di tutte queste soluzioni. Le valutazioni verranno fatte in queste settimane, con la possibilità di fondere i due istituti (mantenendo tuttavia vivi entrambi i marchi) che è comunque sul tavolo di Siena. Se questa fosse la strada, è probabile che le attività verranno riorganizzate secondo le specializzazioni di entrambi gli istituti di credito e a quel punto, più che un ad, servirebbe trovare responsabili delle varie divisioni. Gli head hunter sono già al lavoro, intanto, per comporre le liste che saranno votate all'assemblea degli azionisti del 28 ottobre, che andrà a tratteggiare il volto del nuovo istituto. Per quanto da ambienti vicini alla vecchia Mediobanca si continui a spingere per una figura in grado di porsi come un ponte tra la vecchia e la nuova gestione, le candidature del direttore generale Francesco Saverio Vinci e del ceo di Mediobanca Premier e Compass, Gian Luca Sichel, sembrano non essere in cima alle preferenze del nuovo corso dell'isituto. Più probabile che Lovaglio scelga, da un lato, di mantenere le più importanti personalità tecniche dell'istituto milanese e, dall'altra, portare ai vertici di Mediobanca una figura di spicco del mondo dei fondi. Sono calde le candidature del managing director di Pimco Giorgio Cocini, così come quella di Francesco Pascuzzi di Goldman Sachs. Ma sarebbe stato sondato anche Riccardo Mulone, country head di Ubs. Ma alla fine la scelta potrebbe ricadere anche su altri candidati, che avranno bisogno di tempo per liberarsi ed è per questo che potrebbe esserci la necessità di un traghettatore.

Finito il periodo dell'Opas, il risultato finale riduce le quote dei maggiori azionisti del Monte. Delfin si ritrova con il 18%, Caltagirone con l'11%, il ministero dell'Economia con il 5% e Banco Bpm con il 2 per cento.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica