
Continua a stupire Unicredit, che incassa un profitto trimestrale da 2,6 miliardi di euro. Un dato record e oltre le aspettative degli analisti, per un ammontare totale dei primi nove mesi del 2025 a 8,7 miliardi (+13% rispetto a un anno fa). Tuttavia, la crescita dell'istituto guidato da Andrea Orcel ha cambiato pelle rispetto a quella evidenziata negli anni scorsi e vede un contributo importante da parte del comparto assicurativo, dei proventi da trading e dall'apporto dei dividendi dalle nuove partecipazioni.
Insomma, la strategia di acquisizione di quote societarie intrapresa dall'ad Orcel (da Commerzbank a Generali, fino ad Alpha Bank) insieme al riscatto della partecipazione delle joint venture assicurative, ha mascherato il fisiologico rallentamento del margine di interesse (-3,7% rispetto ai primi nove mesi del 2024) portando a un aumento delle commissioni (+3,4%). Se si prendono a riferimento sempre i nove mesi, l'incasso da dividendi è balzato dell'84%: essendo passati a 693 da 377 milioni. E mentre il dato sui ricavi complessivi è sostanzialmente stabile a 18,8 miliardi, guardando nel conto economico riclassificato si vede il dettaglio dei profitti netti da investimenti a quota 844 milioni. La società, interpellata, spiega che nel conto complessivo dei ricavi figurano la rivalutazione complessiva (per 650 milioni circa) nelle joint venture assicurative riscattate e 200 milioni dal consolidamento del 10% di Commerz. Senza di questi, il dato sull'utile sarebbe stato ben più deludente. Frutto della bravura e delle intuizioni di Orcel, certo, ma non si sa fino a che punto replicabile nei trimestri a venire. Tant'è che il titolo di Unicredit ieri ha perso il 2,3% a 61,58 euro, in una giornata dove è spuntato pure un aumento del prelievo sulle partecipazioni inferiori al 10% delle società che andrà a colpire in particolar modo proprio l'istituto di Piazza Gae Aulenti che ha partecipazioni di questo tipo in Generali e in Mediobanca.
Orcel in conferenza stampa non ha perso la sicurezza sul futuro della banca: «Crediamo che rivedremo i target, probabilmente al rialzo, con i conti di fine anno», ha detto. Non lo scompone nemmeno il contributo alla manovra: «L'Italia pesa per il 44%, quindi a un certo punto se questa manovra avrà degli impatti negativi ci impatterà molto meno di tanti altri che invece sono molto più concentrati».
Quanto a possibili acquisizioni nel nostro Paese il ceo di Unicredit non si è risparmiato nel punzecchiare il governo che attraverso l'applicazione della normativa golden power ha portato l'istituto a rinunciare alla scalata a Banco Bpm. Una crescita inorganica in Italia, quindi per acquisizioni, «è possibile, ma non è probabile nel breve termine, e non è probabile per una serie di motivi che conoscete molto bene». Una resistenza che Orcel ha conosciuto anche in Germania, con la contrarietà alle nozze con Commerz del governo tedesco. «È un'opzione che strategicamente possiamo usare in qualsiasi momento», ha detto a riguardo Orcel, «possiamo facilmente aspettare nel medio e lungo periodo». Quanto alla quota in Generali, la partecipazione netta «è stata ridotta in modo significativo direi al di sotto del 5%». Tra il netto e «la copertura che abbiamo, è ben al di sotto del 2%».
Infine, non manca una carezza agli azionisti: dal 2026 Unicredit garantirà ai soci «una distribuzione ordinaria all'80% di un utile netto aumentato», di cui il 50% dell'utile riservato a dividendi.
L'acconto sul dividendo 2025 sarà pagato il 26 novembre ed entro fine ottobre inizierà la tranche residua di 1,8 miliardi del riacquisto di azioni. Per quanto riguarda la Russia, la banca ha confermato l'addio all'attività retail entro metà 2026.