Nel silenzio sconfinato dell’Antartide, dove il vento scolpisce il paesaggio e l’orizzonte si perde in un bianco assoluto, la giovane norvegese Karen Kyllesø ha compiuto, tra il novembre 2024 e il gennaio 2025, un’impresa che appartiene alla grande tradizione dell’esplorazione polare. A ventun anni, con un corpo minuto di appena quarantotto chili, ha trascinato una slitta che ne pesava più del doppio lungo oltre millecento chilometri di ghiaccio e solitudine. Cinquantaquattro giorni di marcia in un ambiente che non concede tregua: temperature fino a quaranta gradi sotto zero, sastrugi che spezzano il ritmo, un vento che spesso sembrava volerla rispedire al mittente. Lei aveva immaginato di impiegare cinquanta giorni, ma le tempeste l’hanno costretta a rallentare, trasformando ogni ora in un esercizio di resistenza. Al suo arrivo al Polo Sud, le strutture moderne le sono sembrate “fuori luogo”, quasi una stonatura dopo quasi due mesi immersa nel grande bianco.
Una preparazione che inizia a quindici anni
La storia di Karen non nasce con questa impresa: già a quindici anni aveva attraversato la calotta della Groenlandia, diventando la più giovane donna a riuscirci. Da allora ha iniziato un percorso di formazione ostinata, composto da sei anni di allenamenti meticolosi, marce con zaini estremi, sessioni sulle montagne europee e simulazioni nel gelo norvegese. Ha persino dovuto aumentare il proprio peso per migliorare la capacità di traino, costruendo il corpo come se fosse un attrezzo. Negli ultimi giorni della spedizione ha rallentato per sintomi dovuti all’asma da freddo: una difficoltà respiratoria provocata dall’aria secca dell’altopiano antartico. Ma anche questo non l’ha distolta dall’obiettivo. Ogni notte nella tenda, ogni chilometro strappato al vento, raccontano una parabola di disciplina e maturità rara in una ragazza così giovane.

L’abbraccio della Norvegia e il record conquistato
Quando la notizia è arrivata in Norvegia, il Paese l’ha accolta con l’entusiasmo riservato alle imprese che segnano un’epoca. Il primo ministro ha parlato di “traguardo nazionale”, riconoscendola come erede dei grandi esploratori che hanno scritto la storia del Polo. Liv Arnesen, la prima donna a raggiungere il Polo Sud in solitaria, ha elogiato la determinazione e la lucidità con cui Karen ha gestito ogni fase del viaggio. E il suo mentore Lars Ebbesen ha definito la spedizione “fantastica”, sottolineando la precisione del suo lavoro. Con questa traversata, Karen ha superato il precedente record del francese Pierre Hedan, riportando la tradizione norvegese dell’avventura polare al centro dell’attenzione internazionale: è la persona più giovane di sempre a raggiungere il Polo Sud a piedi, in solitaria.
Un traguardo epico con un finale a sorpresa: "Buttate la pasta"
Quando ha finalmente intravisto la meta, Kyllesø ha chiesto una pasta alla bolognese, un’insalata, una bibita gassata e un bicchiere di champagne: un gesto semplice, quasi domestico, che restituisce umanità a un’impresa titanica. È l’immagine finale che racconta meglio di qualsiasi parola il contrasto fra l’estremo e la normalità, fra la dimensione epica del viaggio e la quieta fame di una ragazza di ventun anni.
La sua impresa va oltre il pur fotonico record, diventando un invito a guardare oltre i limiti familiari, a pensare che esistono ancora luoghi capaci di misurare gli esseri umani nella loro più primordiale essenza. Karen Kyllesø ha fatto molto più che raggiungere il Polo Sud, ricordando a tutti quanti come competenza, sacrificio e passione possano materializzare desideri solo apparentemente imprendibili.