Unicredit ha un ricco piano B grazie a cedole e plusvalenze

Dopo i "no" di Roma e Berlino, Orcel punta sulla rendita. Nel 2027 il flusso di dividendi può superare il miliardo

Unicredit ha un ricco piano B grazie a cedole e plusvalenze
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Se l'obiettivo principale è al momento inibito, perché non perseguire un altro tipo di gratificazione? Questa, per ora, sembra essere la strategia seguita da Andrea Orcel, ceo di Unicredit, dopo le ostilità dei governi subite dai suoi tentativi di scalata su Banco Bpm e Commerzbank. In gergo finanziario la chiamano «stake building», ossia la costruzione di una serie di partecipazioni in grado di portare potenzialmente a un doppio binario di guadagno: o generose plusvalenze una volta rivendute le azioni o la garanzia di un flusso di ricavi da cedola per la soddisfazione dei propri azionisti (ne sa qualcosa Mediobanca con la partecipazione in Generali).

La più grande operazione di stake building, e anche quella finora di maggior successo, è la scalta a Commerzbank, dove l'istituto di Piazza Gae Aulenti ha appena convertito parte dei suoi derivati per arrivare al 26% del capitale (da convertire resta il 3% circa). Basti pensare che l'istituto l'11 settembre 2024 ha investito 1,5 miliardi per assicurarsi intorno al 9% della seconda banca tedesca: a ieri quella stessa quota consolidava una plusvalenza del 160%, ovvero 2,4 miliardi in più. All'8 luglio, Unicredit ha convertito un altro 10,5% di derivati per salire al 20% a una quotazione del titolo che era 28,6 euro (per un esborso stimato di 3,4 miliardi) per una plusvalenza di 700 milioni. Il 6% convertito martedì, invece, avrebbe richiesto un esborso superiore ai 2 miliardi.

Ma oltre a questo, traspare che per il momento Orcel non ha alcuna intenzione di smobilitare, ma di restare in posizione per pungolare l'istituto guidato da Bettina Orlopp a perseguire piani più ambiziosi, a tagliare costi e a incrementare i dividendi. Lo scorso 20 maggio, giorno di stacco della cedola, Unicredit ha incassato una cifra vicina a 67 milioni. Per il futuro, Orlopp ha promesso che i dividendi totali dovrebbero toccare 2,7 miliardi entro il 2027, se la banca dovesse raggiungere gli obiettivi del piano: ciò significa che se a quella data Unicredit dovesse detenere il 29% che intende consolidare, il flusso di cedole ammonterebbe a oltre 780 milioni.

A differenza di quella tedesca, la sortita di Orcel in Grecia su Alpha Bank è stata accolta con il tappeto rosso dalle autorità locali. L'istituto possiede circa il 20%, da dividere tra il 9,6% di azioni reali e un 9,7% di derivati. La banca italiana ha già richiesto l'autorizzazione a salire al 29,9% e, afferma lo stesso istituto di Piazza Gae Aulenti, se come da piani entro la fine del 2025 l'operazione dovesse completarsi, Unicredit potrebbe presentare agli azionisti 180 milioni annui di utile aggiuntivo.

In Italia, invece, dopo il tentativo fallito per Banco Bpm, Orcel ha investito per avere il 6,59% di Generali (anche se l'istituto avrebbe limato la quota rispetto alla quota massima). Un investimento diluito nel tempo e difficile da stimare, ma approssimativamente nell'ordine di 3 miliardi. Azioni sulle quali attualmente ci dovrebbe essere una plusvalenza potenziale di 2-300 milioni.

Dal Leone Unicredit dovrebbe aver incassato circa 147,5 milioni di cedole lo scorso 20 maggio. L'ambizione del gruppo è di raggiungere un utile di 10,5 miliardi quest'anno, per poi superare quota 11 miliardi dal 2027. Allo stato non farà fatica a mantenere la promessa.

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