
Gentile direttore, le considerazioni di Osvaldo De Paolini pubblicate dal Giornale sull'Ops Mediobanca-Banca Generali sono, come molto spesso accade, ampiamente condivisibili. Negli altri interventi di stampa non viene rilevata la straordinarietà del progetto di dismissione del 13,1% di Generali che Enrico Cuccia considerava la «pupilla dell'occhio», per la difesa della quale aveva ingaggiato numerosi scontri, mentre si poneva spesso un problema di autonomia di quella che era ritenuta l'unica multinazionale italiana. Si pensi, per tutti, ai non facili rapporti con Cesare Merzagora, che fu anche presidente del Senato, per un certo periodo pure al vertice della compagnia. Il cordone ombelicale con quest'ultima, benché sui generis dura da circa settant'anni; l'ingente contributo agli utili di Mediobanca è noto, così come note sono le resistenze, negli anni, alle argomentazioni di opinionisti e semplici osservatori sull'opportunità, nel dopo-Cuccia, di recidere o attenuare quel legame. Tuttavia, queste riflessioni sulla non opportunità della banca tricefala - istituto di credito a medio termine, merchant bank e holding di partecipazioni - mancava poco che fossero considerate eversive. Prima che si arrivasse al «Compromesso danese», sui rapporti tra banche e assicurazioni, era vista come una iattura la necessità che, sulla base dell'allora vigente normativa europea, la partecipazione di Mediobanca nelle Generali dovesse scendere sotto il 10%. Insomma, un pilastro delle politiche cucciane che si esplicavano pure con
singolari norme statutarie, quale la durata in carica del presidente della compagnia per un solo anno, in modo da renderne possibile l'agevole revocabilità, viene ora dismesso.
I tempi cambiano e anche teorie e prassi - scatole cinesi, assetti societari piramidali, partecipazioni incrociate, patti di sindacato, salotti buoni, gli strumenti preferiti dalla strategia di Cuccia - sono superate o riviste, ma ciò avviene purtroppo senza doverose critiche e autocritiche anche da parte degli epigoni. Il segno dei tempi è anche dato dal fatto che Piazzetta Cuccia lancia oggi un'Ops che, per ammissione del suo ad Alberto Nagel, è oggetto di studio da cinque anni, incredibili dictu, senza che nel frattempo sia accaduto alcunché. E comunque ora è fondamentale che sia chiaro, non solo agli azionisti, ma anche al mercato in generale e ai risparmiatori, nonché agli investitori, come l'operazione realizzi interessi di Mediobanca, delle Generali e della stessa Banca Generali. Del resto, è quanto prospetta Francesco Milleri, presidente di Delfin, chiedendo informazioni dettagliate e sottolineando che comunque dovrebbe trattarsi di un'operazione win-win, senza vincitori e vinti. Ma non meno importante è che egli abbia detto che l'Ops non disturberebbe l'altra Ops, alla quale molti guardano vedendovi un collegamento con l'iniziativa di Mediobanca. Intanto, però, poiché si tratta di due banche coinvolte, non è sufficiente la pur fondamentale prova dell'eventuale creazione di valore per i soci; dev'essere chiaro che non si tratta di una mera strategia difensiva da parte di Piazzetta
Cuccia, ma che l'aggregazione risponda meglio alla ragion d'essere di una banca: tutelare il risparmio e sostenere imprese e famiglie. È quanto discende dall'art. 47 della Costituzione sulla protezione del risparmio che fa delle banche - e mutatis mutandis anche delle assicurazioni - imprese particolari, per la loro regolamentazione e il loro controllo, a cominciare dai profili di stabilità e della sana e prudente gestione, quindi in primis dal piano industriale.
Discorso analogo di pone per la compagnia assicurativa. In sostanza, le risposte da dare sono più ampie e impegnative e riguardano anche i passaggi giuridici dell'operazione ipotizzata, trattandosi, di là di quel che possono aver deciso o decidere i singoli responsabili, di partecipazioni strategiche e dunque quel che ne segue per gli organi competenti a deliberare e i quorum necessari. Un mutamento sostanziale dei rapporti in un'area di rilievo strategico anche per il Paese, richiede una documentata ponderazione, in particolare delle competenti authority e, nei limiti delle sue attribuzioni, del governo.
Non sono in discussione la professionalità e le capacità che, a tutti i livelli, annovera Mediobanca, ma è la svolta che richiede la riflessione, anche per non disconoscere un lungo passato: che a riconoscerlo sia chi lo ha a volte criticato, come chi scrive, è singolare. Ma non tanto se si bada al rigore e alla trasparenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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